
Insieme, hanno un monte ingaggi che non arriva a cinquanta milioni. Tanto per rendere l'idea, la Juventus ne spende in stipendi 115, il Milan 105, l'Inter 95, la Roma 92,5, il Napoli 74,1 e via di questo passo. Per trovare Torino (27,1) e Verona (22,6) bisogna scendere rispettivamente fino al dodicesimo e quattordicesimo posto. Poi guardi la classifica e se non strabuzzi gli occhi poco ci manca: gialloblù sesti a quota 29 in piena corsa per un posto in Europa League e due soli punti dietro l'Inter, granata appena un gradino più sotto con cinque lunghezze di margine sul gruppone e addirittura sei sul povero Diavolo. La cui situazione è stata definita «triste» pochi giorni fa dal suo proprietario, incredulo di fronte a tale pochezza.
Il fatto è che fortunatamente non sempre nello sport e nel calcio i soldi fanno la differenza. Capita allora che il neopromosso Verona, a inizio stagione penultimo in serie A come valore di mercato (47,4 milioni, una media a giocatore di 1,6) se la giochi alla pari con potenze economiche vere, azzeccando praticamente tutte le scommesse e facendo arrossire parecchi dei suoi rivali. Sempre per rimanere al Milan, Balotelli ha segnato finora 6 gol: il bollito Luca Toni, anni 36 e una breve esperienza anche in Dubai, è già a quota 7 dovendo rimanere ai box per qualche guaio fisico e non certo per capricci o squalifiche. Sette gol ha realizzato anche il suo compagno Jorginho, mentre il baby fenomeno Iturbe - classe 1993, genitori paraguaiani ma naturalizzato argentino con tanto di freddezza tra le due federazioni - è arrivato a quota 4 guadagnandosi la stima di mezza serie A e gli occhi addosso della Roma. Il Toro non è da meno: Urbano Cairo ha smesso di mangiare allenatori, si è fidanzato con Ventura da tre anni e ha quasi fatto pace con la tifoseria riscattando in estate Cerci (3,8 mln) e valorizzando un ex juventino come Ciro Immobile, ora in comproprietà: i due hanno finora bucato le reti avversarie 17 volte, come Higuain-Callejon e meglio di Tevez-Llorente (16). Scusate se è poco, insomma. Sono la coppia più prolifica del campionato e i nuovi gemelli del gol, anche se Cerci rimane più che altro un esterno di centrocampo adattato a fare la seconda punta: Ventura però lo ha convinto a provare la metamorfosi e lui gli ha dato talmente retta da essere a tratti inarrestabile. Per la serie: il Toro non segnava 30 gol dopo 17 partite dal 1976-77 e da 33 anni non vantava numeri del genere con due attaccanti. Da Graziani-Pulici a Cerci-Immobile, ecco qua. E analogo discorso relativo al Verona quanto all'appeal di inizio stagione: 53,5 milioni come valore complessivo di mercato e una media per giocatore di poco superiore ai 2 dopo avere ceduto Ogbonna alla Juve per 15 milioni e rinunciato a Bianchi e praticamente a D'Ambrosio, in scadenza di contratto e oggi molto vicino al solito Milan. A giugno poi ci sarà da ridere: comunque vada a finire il campionato («possiamo crescere ancora - ha spiegato Ventura -. L'Europa, se non quest'anno, sarà comunque alla nostra portata»), il valore di Cerci sarà certamente superiore ai venti milioni e non è nemmeno detto che il mancino nato a Velletri resti in Italia visto che oltre Manica vanta parecchi estimatori: «Non abbiamo bisogno di cederlo - è il parere di Cairo -. Se vuole rimanere con noi a vita, sarò ben felice di accontentarlo». Peccato però che al momento Cerci non arrivi al milione di ingaggio (lo stesso Iturbe è intorno a quella cifra) e che, al di là dei soldi, ambisca a palcoscenici da Champions o giù di lì. Sarà comunque interessante vedere come entrambe le squadre finiranno la stagione e ancor più come programmeranno il futuro due società storiche del nostro calcio: sia Mandorlini, a Verona già in LegaPro, che Ventura andranno in scadenza a giugno.
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