Non si sa se ce l'abbia più la Wada con Jannik Sinner o gli americani con la Wada. Fatto sta che, mentre il numero uno al mondo continua a tritare avversari (ieri ha vinto 6-2, 7-6 contro Lehecka approdando in semifinale a Pechino contro la sorpresa di casa Bu), negli Usa stanno spaccando il capello in quattro per dimostrare che l'ente mondiale antidoping è ormai alla frutta.
L'ultima rilevazione è del New York Times, che ha messo a nudo una serie di problemi tecnici accaduti poche settimane prima delle Olimpiadi di Parigi, quando i database dell'agenzia sono andati in panne. Risultato: la Wada avrebbe perso i dati di almeno 2.000 casi e di oltre 900 risultati di test di atleti accusati di essere positivi al doping. Ma non solo: il caos informatico ha fatto saltare tutti i riferimenti riguardo ai test in corso, con la quasi certezza che ai Giochi abbiamo partecipato atleti che invece andavano squalificati. Un figurone, insomma, proprio mentre si sta cercando di colpire il campione italiano, che per stessa ammissione di chi fa ricorso è comunque innocente per la sua positività. Che il caso Sinner, dunque, sia una questione politica è ormai chiaro: dopo la questione dei 23 nuotatori cinesi salvati per una insufficienza di prove mai veramente certificata, ecco che la Wada deve difendersi anche dalle accuse di non saper più gestire il compito per cui è stata creata: «Finora dice il NYT la conoscenza del vasto numero di casi interessati dai problemi di dati è stata un segreto gelosamente custodito dalla manciata di funzionari direttamente coinvolti nell'affrontare la crisi. I dettagli sono stati nascosti agli atleti del mondo, al pubblico e persino ai membri del consiglio esecutivo dell'agenzia». La quale ha ammesso di aver avuto un problema «ma non così grave ed è stato tutto risolto». Chissà.
In questo contesto Jannik è consapevole che qualche rischio c'è, però va avanti e vince: «Ho
passato notti insonni ultimamente. Cerco di ricordarmi sempre che non ho fatto nulla di male e di restare concentrato sul mio lavoro. Però è un momento complicato per me e la mia squadra, e quindi sì: non è facile di sicuro».
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