L'Italia pareggia all'ultimo secondo: qualificazione miracolo agli ottavi

Zaccagni al 98' trova il pari che vale la qualificazione agli ottavi e la sfida con la Svizzera sabato. La disperazione di Modric e della Croazia

L'Italia pareggia all'ultimo secondo: qualificazione miracolo agli ottavi
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Lipsia - All'ultimo respiro, al novantottesimo. Il primo gol azzurro di Zaccagni è un prodigio che spegne la festa dei croati che già prenotavano il biglietto per gli ottavi. A Berlino ci va invece l'Italia, che per noi significa dolci ricordi e soprattutto ritroviamo quella Svizzera con la quale abbiamo un conto aperto «mondiale». Diciotto anni dopo l'Italia in terra di Germania non è bella ma ha un cuore grandissimo come quello dei campioni del mondo, un cuore che la spinge oltre i propri limiti. A Lipsia si chiude l'era della Croazia firmata da un fuoriclasse di nome Modric, che segna illudendo il suo popolo, ma viene beffato in extremis come contro l'Albania. Noi come «10» abbiamo Pellegrini e questo spiega tante cose di questa generazione. Il fuoriclasse dell'Italia è tra i pali e si chiama Donnarumma. Siamo aggrappati a lui.

E in qualche modo alle idee di Spalletti che mette da parte la bellezza e vota la sostanza. Nella serata più importante sceglie il modulo Inter, il 3-5-2. La Nazionale camaleonte è anche la prima dopo ventisei anni a non avere un titolare della Juventus. Resta fuori Chiesa oltre a Scamacca e Frattesi. Dentro Darmian con Retegui e a sorpresa Raspadori. L'inizio in salita, come finora l'Europeo azzurro è certificato da un clamoroso 95 per cento di possesso palla croato che porta solo a un tiro dalla distanza di Susic che scalda Donnarumma. Spalletti urla ai suoi di guadagnare campo, a fatica Jorginho e soci lo assecondano. L'Italia gioca con il cronometro più che con la palla e spazientisce i croati in larga maggioranza sugli spalti, che si divertono a lanciare birra agli azzurri in campo e a chi lavora. L'Uefa «guarda», ma a lei interessa solo chi paga per i diritti dell'evento. Retegui in mezz'ora tira (due volte) più di Scamacca in due partite, ma l'attaccante più pericoloso si conferma Bastoni che di testa esalta i riflessi Livakovic. In tribuna calottine da pallanuoto, altro sport nazionale in Croazia, in questo primo scorcio di vera estate tedesca. Spalletti sceso dal pullman con occhiali da sole «enormi» non risolve il problema del gol con quella che per lui non è una retromarcia e nemmeno una sterzata («l'avevo già provata la difesa a tre» ricorda il ct), il palleggio rimane sempre approssimativo ma qui emerge la verità al cospetto della Croazia: Modric, Kovacic e Brozovic (comunque il peggiore) hanno altra qualità. Ma vanno a due all'ora.

L'Italia riparte dopo l'intervallo senza il «10» e con Frattesi che si alza sulla linea di Raspadori dietro a Retegui. E proprio il nuovo entrato causa un rigore che Makkelie concede rivisto al Var. Ma Donnarumma ipnotizza Modric, peccato che l'Italia si addormenti e un minuto dopo non basti l'ennesimo capolavoro di Gigio su Budimir perché sulla ribattuta il trentottenne numero 10 della Croazia infila sotto la traversa diventando il giocatore più vecchio ad aver segnato all'Europeo. L'Italia a quel punto si sveglia, chiude la Croazia nella sua area, colleziona calci d'angolo e occasioni sporche.

A quel punto fuori Raspadori e dentro Scamacca «pigro» sul cross di Chiesa con Spalletti che si mette le mani sulla faccia. Ma quelle mani, quando i processi sono già pronti, si alzano al cielo. Il cuore dell'Italia batte forte.

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