Niente di meglio che ricominciare con l'altra faccia di un Balotelli, ripulito dalla cresta e riveduto nella testa. Per il momento restano la barba, nonostante i brontolii della mamma che vorrebbe vedere una faccia libera, e tutti quei tatuaggi che non sono proprio da portabandiera d'azzurro vestito. Meglio contentarsi. Simone Zaza, 23 anni da Policoro, che tutti vorrebbero con l'accento sulla «a», così «Come sta Zazà» farebbe revival, è quel tipo con il fuoco dentro che Antonio Conte sta inseguendo per la sua nazionale. Meglio la fame della fama, è la sintesi perfetta del ct per cacciare i Balotelli e godersi gli Zaza. Poi ci si mette papà Antonio, che sta sull'altra sponda estetica rispetto alla mamma. «Simone è un ragazzo umile, testardo come lo sono i lucani, e come lo è chi ha fatto tanta gavetta. La barba? A me piace, meglio della cresta che aveva qualche tempo fa».
Poi ci sono le qualità calcistiche e quelle ti vanno vedere un altro tipo di azzurro: personalità, forza fisica e tecnica. Uno con il fuoco dentro, ha sintetizzato Conte. Altra storia rispetto al Balotelli cloroformizzato dallo stile di vita e dalla presupponenza calcistica. A Metaponto di Bernalda (Matera) Simone ha imparato a giocare «in strada e nei campetti». A 13 anni è partito per Bergamo, destinazione Atalanta. Poi Genova, sponda Samp. A Bergamo lo chiamavano "Sammina" per il suo sinistro, poi è passato all'epoca Ibra: quello dei gol impossibili. Peccato, dice Eusebio Di Francesco, l'allenatore di oggi, che non gli riescano quelli facili. Ma che importa, ormai? Ne ha segnato uno in nazionale, ha fatto intuire le potenzialità nel Sassuolo, promette di crescere e di imparare a segnare anche i gol facili. Detto subito dopo l'esordio con l'Olanda in una sorta di mea culpa. Ha mancato la mission nel finale con la Norvegia: realizzato il più difficile, ha sbagliato ancora i due più semplici. Poteva essere la tripletta del toreador. É rimasta l'illusione di un goleador. «Zaza ha fame: è giovane e mi aspetto questo. Lui e gli altri, gli Immobile e i Darmian, hanno come parametro i veterani, la loro fame. Che vengano dal Sud o da Udine, i miei giocatori devono avere il fuoco dentro. Non ho preclusioni, ma chi verrà dovrà lavorare come questi ragazzi».
Zaza ha fatto gol anche nei valori di Conte. Balotelli sembra una pistola ad acqua: dovrà faticare per farsi largo. Glielo hanno ricordato i compagni per bocca di Bonucci: «Se vuoi tornare, abituati al sacrificio». Conte ha messo patti chiari: qui bisogna lavorare come dico io. Fosse solo quello: immaginate SuperBalo attento e preciso nel seguire ed eseguire le indicazioni tecniche, disposto ad accettare ordini e a sganciarsi dai social.
L'Italia di Conte ha trovato la via ed anche i seguaci. Vincere aiuta a convincere. C'è tempo per trappole e passi indietro. Squadra per giovani con spruzzata di esperienza. Qualcosa si complicherà quando la vecchia guardia pretenderà posto: Pirlo, Chiellini, Barzagli e De Rossi. Eppure, dice Conte, saranno alleati ed esempi. «Penso a Chiellini che voleva rimanere, alla fame di gente come Bonucci, De Rossi, Buffon: mi auguro che questa voglia rimanga in tutto il gruppo».
Nazionale che va, Zaza che trovi, primo passo verso un rinnovamento nelle teste non solo nei nomi. E il pelatone doc a confermare: «Un mese fa non avrei immaginato tutto ciò, ma ora ci sono dentro e ho dimostrato cosa posso fare». Il pensiero corre a un GiggiRiva più che a un Balotelli. «Qui vorrei diventare il più forte, ma non è arroganza. É troppo presto per i paragoni. Continuo a camminare in punta di piedi».
Intanto ieri ha postato su twitter un ringraziamento ai tifosi. Un po' di diplomazia non guasta. Non è più il tempo della mela acerba. E magari delle mele marce. E non è ancora il tempo della Juve: in questo momento un colpo di fortuna.
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