Da anni è tra i giocatori di tennis più forti del mondo eppure Alexander Zverev porta con sé ad ogni torneo un compagno di viaggio sgradito: il diabete. «Avevo solo 4 anni, non mangiavo per giorni, bevevo soltanto, non riuscivo a capire perché - ha raccontato Sascha, già vincitore di due ATP Finals (2018 e 2021) -. Poi ho scoperto di avere il diabete di tipo 1. Lo sono da sempre, per questo non conosco una vita senza diabete, è diventato normale per me». Due anni fa ha lanciato una Fondazione per fornire medicine e aiutare i bambini malati nei paesi in via di sviluppo.
Il numero 2 del mondo, che stasera scenderà in campo contro Ruud e che ha sorpassato Alcaraz - visti i guai dello spagnolo - nel ruolo di anti-Sinner, convive con questa patologia cronica che lo costringe ad uscire dal campo durante il toilet break per somministrarsi l'insulina mentre gioca. Il diabete è sempre stato un argomento tabù nel mondo dello sport, eppure c'è un elenco di sportivi che sono stati in grado di eccellere nonostante la malattia. Curiosamente, fra i primi atleti ad aver giocato ad alti livelli c'è proprio un tennista: William Billy Talbert, statunitense, ex n. 3 del mondo in singolare nel 1949. Nella lista c'è anche Aladár Gerevich, mito ungherese della sciabola. Poi l'ex mediano inglese Paul Scholes. Il re del canottaggio, Steve Redgrave, ha vinto a Sydney 2000 il suo quinto oro olimpico, per certi versi l'impresa più grande, a 38 anni e dopo che gli è stato diagnosticato la patologia: «Ho deciso molto presto che il diabete avrebbe vissuto con me e non io con il diabete». In Australia, il nuotatore americano Gary Hall Jr ha vinto due ori e ha ispirato molte persone a non mollare: «Il diabete non deve stare tra voi e i vostri sogni». Sogni che continuano ad inseguire in Italia altri sportivi diabetici come la bobbista Giada Andreutti, la mezzofondista Anna Arnaudo, la pallavolista Alice Degradi e il calciatore dell'Udinese Jesper Karlstrom. Così come il Team Novo Nordisk, l'unica squadra composta da ciclisti con diabete tipo 1.
A proposito, domani è la giornata mondiale del diabete, un'occasione cruciale per sensibilizzare l'opinione pubblica su un male che può insorgere anche in giovane età e che però - come abbiamo visto - non impedisce alle persone di
compiere imprese sportive. «Avere il diabete significa avere una responsabilità in più per tutta la vita. Ogni volta che mi dicono che non posso fare una cosa, voglio dimostrare il contrario. Che si può arrivare molto lontano».
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