Sprechi: secca la diga da 270 milioni

Calabria, l’opera che, secondo il governatore Loiero, dovrebbe risolvere il problema idrico a Reggio entro l’estate del 2009 è asciutta. Il progetto vecchio di 40 anni

Sprechi: secca la diga da 270 milioni

Reggio Calabria - «Entro l’estate del 2009 la diga sul Menta porterà a Reggio Calabria 250 litri d’acqua al secondo. Alla fine dell’anno arriveremo a 500 litri al secondo per l’hinterland reggino». La promessa natalizia del governatore calabrese Agazio Loiero, pronunciata nel corso di una conferenza stampa lo scorso 15 dicembre, rischia di rimanere lettera morta, visto che il bacino che dovrebbe risolvere la sete di acqua della città dello Stretto è praticamente a secco. Una foto scattata pochi mesi fa, che il Giornale pubblica oggi, non lascia molti dubbi. E pensare che all’inizio della legislatura lo stesso Loiero aveva indicato l’anno che sta per iniziare come «data ultima» per mettere la parola fine a una storia che ha quasi quarant’anni.

La storia
Il progetto della Diga sul Menta viene approvato nel 1979 dall’Ufficio acquedotti della Cassa per il Mezzogiorno nell’ambito del Progetto speciale n° 26, con la sollecita approvazione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, e ha un costo iniziale di 65 miliardi di lire: l’obiettivo era costruire un bacino artificiale di 18 milioni di metri cubi, alimentato da altri tre bacini sui torrenti Amendolea, Aposcipo e Ferraina attraverso una condotta sotterranea di 7,5 km che avrebbe dovuto attraversare i tre bacini. Ma gli ambientalisti si opposero quasi subito e ottennero un risultato dal sapore di autogol: due dei tre bacini che avrebbero dovuto alimentare la diga, l’Aposcipo e Ferraia che poi sfociano sulla fiumara La Verde che si riversa tra Bianco e Africo, sulla costa ionica, vennero cancellati dal progetto. Rendendolo di fatto inutile, visto che l’Amendolea non è sufficiente a riempire la diga in così poco tempo, come invece pensa il governatore calabrese. Quando i lavori iniziarono, l’11 marzo 1985, assieme alla guerra dei costi (già arrivati nel frattempo a 216 miliardi di lire) si scatenò una guerra di ’ndrangheta, con intimidazioni, morti, minacce e varie sospensioni dei lavori. Nel frattempo, l’intera area era divenuta parte integrante del Parco nazionale dell’Aspromonte, e qualsiasi modifica al progetto divenne impossibile, perché la legge istitutiva del Parco del 1968 vieta di «modificare» i regimi idrici.

Il finanziamento
A marzo 2007 il Cipe ha approvato un finanziamento per il completamento della diga: 102 milioni di euro, di cui 79 a carico dello stato e 23 milioni della Regione, attraverso la Sorical, la società che gestisce i sistemi idrici calabresi. Assieme alla diga verrà costruita una cosiddetta «condotta forzata» e alcune opere civili, la centrale idroelettrica e l’impianto di potabilizzazione. In tutto verranno spesi 120 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere ai 150 milioni di euro circa già spesi. Due mesi prima, all’inizio dell’anno scorso, il finanziamento era saltato per alcuni documenti che la Regione Calabria, secondo il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, non aveva presentato in tempo. «Sapevamo che il ministro non amava la Calabria, ma stavolta è andato oltre, assumendosi la responsabilità di non dare l’acqua a Reggio Calabria - aveva detto indignato il governatore calabrese - Reggio e la Calabria non possono sopportarlo». «Ho molto a cuore i calabresi - aveva risposto piccato Di Pietro - evidentemente Loiero non conosce cosa fanno, o meglio non fanno, i suoi uffici». Polemiche vecchie di un anno fa, e soprattutto inutili: l’acqua non c’è, e l’unica «fonte» della diga non è sufficiente a riempire l’invaso in 18 mesi. «Se si potesse tornare al progetto originario con i tre bacini - spiegano fonti della Regione - per riempire la diga ci vorrebbero tre anni circa. La speranza è che piova... ».

La crisi idrica
La rete idrica della città di Reggio Calabria, secondo i calcoli delle associazioni ambientaliste, perde il 50% dell’acqua immessa. La causa principale sono le condutture fatiscenti, come ha documentato nei giorni scorsi una televisione locale, scatenando polemiche infuocate.

In alcune zone del centro storico della città dopo le 20 l’acqua è un miraggio, in periferia va anche peggio nonostante gli sforzi dell’amministrazione comunale che ha rimesso in moto alcuni depuratori fermi da anni. Non resta che aspettare il 2009 per sapere come andrà a finire. Con un occhio al meteo.
felice.manti@ilgiornale.it

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