Sprint di Alinghi, la coppa resta in Svizzera

Sul traguardo le due barche divise da un secondo. La differenza l’ha fatta una penalità che i kiwi hanno scontato con eccessiva fretta

Sprint di Alinghi, la coppa resta in Svizzera

Valencia - L'ultima è la regata più bella: un solo secondo ha diviso Alinghi da Emirates Team New Zealand, le due barche hanno spinto le prue oltre la linea di arrivo insieme, e sulla barca giuria c'è anche stato un momento di incertezza. La bandiera blu di Alinghi era pronta, si è alzata di mezzo metro, è tornata giù. Poi su, in alto. Per Alinghi significa aver difeso con successo la America's Cup, scrivere di nuovo le regole del gioco. Anzi, sono già scritte, il famoso protocollo è firmato ma ne sapremo i dettagli solo giovedì. Tuttavia l'abbraccio al sindaco di Valencia Rita Barberá era abbastanza eloquente sulla possibilità che la Coppa resti qui e sia tra due o tre anni. La regata è storica, piena di colpi di scena, la migliore degli ultimi cinquanta anni.

Alinghi ha vinto più con la testa che con la barca e sono stati i due vecchietti Ed e Brad i grandi protagonisti di una partita a scacchi giocata costruendo su ogni mossa quella successiva. Il timoniere Ed Baird non è da buttare anche se non fa titolo: è quello che ha allenato Coutts nel ’95, insegnandogli un sacco di trucchetti. Il tattico Brad Butterworth assieme ad alcuni fedelissimi raggiunge lo storico risultato di quattro vittorie in Coppa America. E i kiwi ci sono quasi sempre cascati: Dean Barker resta un giovane di belle speranze e il mastino Terry Hutchinson si farà. Ieri non era giornata per loro. È anche bello sapere che due barche così simili nelle prestazioni hanno reso la regata una questione «atletica».

Poteva finire nell'altro modo, se i kiwi avessero commesso meno errori, ieri di sicuro, ma anche prima, nei giorni scorsi. Il film della regata è questo: i kiwi entrano con la bandiera gialla che gli dà il privilegio del comando in partenza. Lo usano, ma Ed Baird è molto bravo a non farsi tenere fuori e conquista la destra del campo: in un giorno di vento regolare serve. E servirà: le due barche navigano fianco a fianco per una buona parte della bolina: è impressionante quanto sia simile la velocità. Alinghi vira, poi torna verso l'avversario e lo ingaggia in un duello di virate. Quando raggiungono la rotta giusta per arrivare in boa portano a spasso i kiwi che sono costretti, per la prima volta, ad accodarsi di pochi metri. La poppa è un grande duello, a un certo punto Alinghi non può strambare per un problema a bordo e i kiwi ne approfittano ma scelgono la boa sbagliata del cancello di poppa, vanno di nuovo a sinistra e si presenta una bolina quasi fotocopia di quella precedente. Alinghi a destra, Emirates a sinistra. I neozelandesi non guadagnano mai il vantaggio sufficiente a incrociare davanti e sono spinti ancora una volta oltre la layline.

Invece di accodarsi e tentare un nuovo sorpasso in poppa scelgono una manovra «suicida», tentano di passare a poppa di Alinghi. «Ne discutevamo da sei minuti - racconterà dopo la regata Baird - sapevamo esattamente cosa fare per metterli in difficoltà». Quando Brad alza la bandiera di protesta sul gommone si accende la luce gialla: per i kiwi è penalità... e fine della regata. Ma il caso non vuole la fine e regala a Emirates una nuova opportunità. Verso la fine della poppa il vento è molto cambiato di intensità e direzione, quasi bonaccia. I kiwi issano il genoa, Alinghi rompe il tangone. Cento metri di passione: Alinghi è fermo, New Zealand fa la penalità e si lancia verso l'arrivo, troppo tardi. «Questa seconda volta è migliore - dice Ernesto Bertarelli - ho imparato di più in questi dieci giorni che in sette anni di Coppa. È migliore perché è stato più difficile vincere. Ci è voluta più concentrazione, più lavoro di squadra». Nella squadra c'è uno spagnolo, il navigatore Juan Vila, il primo a vincere una Coppa. Le barche rientrano nel canale per i festeggiamenti, che sono tutti per Alinghi. I kiwi guardano e passano. E arriva anche uno sgarbo.

Alinghi non vuole fare conferenza stampa assieme agli sconfitti, che devono scegliere o prima o niente. E loro scelgono il silenzio. Nello spirito kiwi avrebbero voluto stringere la mano al vincitore. Non avevano nulla da spiegare, ma questo gli dispiace davvero.

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