La spunta ancora il Cav E se Silvio Berlusconi fosse uno statista?

La Ue riconosce i permessi temporanei italiani e i tunisini entrano in Francia. Alla faccia della sinistra. Il Cav ha zittito scettici e pessimisti

La spunta ancora il Cav 
E se Silvio Berlusconi 
fosse uno statista?

Le cose migliori di Berlusconi sono quelle senza fuochi d’artificio. Sono state settimane dure sul fronte mediterraneo: la Libia, i profughi, i barconi, le frontiere europee che evaporano, i francesi che quando c’è da fare i cinici non guardano in faccia a nessuno. Il governo, su questa storia, è stato raccontato come maldestro, confuso, sempre in ritardo, approssimativo, disumano, razzista, guerrafondaio, esitante, un vascello ubriaco che naviga a vista. Berlusconi e Maroni si sono trovati a gestire un’emergenza con un sottofondo di critiche, inseguiti dal parlottare insistente di chi li considera incapaci per definizione. Nessun alibi, nessuna scusa, nessuna comprensione. Il primo giorno già si parlava di governo ridicolo, con una politica estera da operetta. I viaggi a Tunisi sembravano gite fuori porta di quattro accattoni. E c’è chi tifava per il maldipancia di Sarkozy: fa bene a lasciare nei guai l’Italia. Quando Maroni ha concesso il permesso di soggiorno temporaneo a chi arrivava dal mare sembrava una bestemmia. L’Europa, si diceva, ci riderà in faccia. Non esiste. È il solito imbroglio all’italiana.
È vero. Il clima politico è ardente. Non c’è uno straccio di serenità per guardare a quello che accade senza rabbia e pregiudizi. Però almeno una cosa bisogna ammetterla: Berlusconi e Maroni hanno sorpreso anche gli scettici. La Francia, bestemmiando, ha dovuto fare marcia indietro. Magari a Parigi fanno finta di nulla. Ma la realtà è questa. I permessi temporanei sono un «passaporto». I migranti possono muoversi all’interno delle frontiere di Schengen. L’Europa ha cercato i cavilli, ma non li ha trovati. Il viaggio quindi continua. Molti tunisini, con la lingua francese ereditata dal passato coloniale, superano il confine di Ventimiglia e guardano alla Francia come seconda patria. Questa volta il braccio di ferro non lo ha vinto Sarkò. Alla fine il passo indietro francese è uno smacco, e uno schiaffo, per tutti: per gli scherzi di Parigi e le speranze degli anti Cav.
Il conto è questo. L’accordo con la Tunisia sta funzionando. Il flusso si assottiglia. Non solo perché chi doveva venire è arrivato, ma anche per un po’ di controlli costieri in più. Le regioni, con tutta la fatica di chi ha paura, hanno accolto i profughi. Bossi ha detto foera dai ball, ma gli italiani non hanno rinnegato il passato da emigranti. Alla fine non saremo mai come i francesi.
Dicono che sullo scacchiere geopolitico non contiamo nulla. Berlusconi ha concesso basi, navi e aerei per la «no fly zone», ma sui bombardamenti libici è stato fermo: l’Italia non spara nel mucchio. Non era scontato.

Questo è l’altro Cavaliere, quello che in politica estera si sente più libero e si dimentica di fare a pugni con la magistratura. Niente attriti e scintille, ma azione di governo. È questa allora la domanda, il sospetto. E se Berlusconi, lontano dalle toghe, fosse uno statista?

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