Lei era carnalmente e mediterraneamente bella. Lui era invece Aldo Moro. Succedeva tanti anni fa e chi purtroppo ne ha letà se lo ricorda. La voce di un presunto invaghimento dellermetico e mestissimo leader dc per la cantante Rosanna Fratello, era volata galeotta - per incredibile che apparisse - sullonda quasi peccaminosa dei successi canori di lei. Cera unammiccante ossessione ormonale, in quei titoli. Una malcelata fregola di «farlo». Da Sono una donna non sono una santa allequipollente Non sono Maddalena, passando per Lamore è un marinaio.
Fu verità o finzione, quel mai comprovato flirt tra il grigio statista e la sensuale artista pugliese di San Severo? Perfino uno come Roberto DAgostino, uno sempre pronto ad amplificare un sussurrio allorecchio in uno strillo da mettere in Rete coram populo sul suo pettegolissimo e informatissimo sito Dagospia, aveva sempre avuto la discrezione di tenersi questa cosa dentro. A fatica, ma dentro. Per anni. Rendendo di pubblico dominio solo ieri, allindomani della scomparsa della signora Eleonora, vedova dello statista ucciso dalle Brigate Rosse, quella che resta una voce. Aggiungendo però che prove cartacee di una «simpatia» tra la cantante e Moro sarebbero state trovate, murate, in una parete del covo brigatista milanese di via Monte Nevoso. E subito sequestrate dai Servizi segreti. È vero, qualcosa era uscito sui giornali già nel 2002, con la Fratello che parlando di Moro confidava al Messaggero che «sì, è vero, gli piacevo molto. Ebbe per me un sincero innamoramento. Lho incontrato più di una volta, però... ero fidanzata e io sono fedele e non tradisco, non tradisco mai».
Di vicende così, vere o presunte che siano, ma dove sono le parole forti «potere» e «sesso» - più che le loro versioni ligth, «politica» e «amore» - quelle che contribuiscono a dar carne e sugo al racconto, sono del resto pieni i libri di storia, prima che i giornali. Da Rosa Vercellana, la bela Rosin, che fu prima amante e poi moglie di Vittorio Emanuele II re dItalia, alla coraggiosa Anita che lasciò il povero marito, calzolaio brasiliano, per fuggire con un ben più stimolante Giuseppe Garibaldi. Dalla relazione in nero orbace tra Rosetta Petacci, concubina rassegnata, ma fedele fino alla morte, di Benito Mussolini, alla liaison invece tutta rossa tra Nilde Iotti e Palmiro Togliatti, ben più scandaleuse che dangereuse agli occhi del bacchettonissimo Partito comunista dallora.
E sullo sfondo di uno dei palazzi del potere, Palazzo Chigi, ma quasi un «mondo» di tempo più tardi in termini di comune senso del pudore, una storia mai negata fu quella che vide affettuosamente legati lattrice Anja Pieroni e lex presidente del Consiglio Bettino Craxi. Bruno Vespa ne scrisse addirittura nel suo libro Amore e potere, Bobo Craxi se ne risentì, mentre sua sorella Stefania capì e perdonò. Per prima, proprio la Pieroni.
E se una mai discussa fedeltà bipartisan avrebbe invece accomunato le vite di coppia di due uomini politici italiani di ere diverse e di opposto schieramento, come il democristiano Alcide de Gasperi e il comunista Enrico Berlinguer, sono state molte altre le notizie balzate al disonore del pettegolezzo, se non proprio allonore della cronaca. Come la fotografia rubata dagli stessi Servizi segreti, nellestate del 59, allinflessibile ministro dellInterno Mario Scelba (lui che aveva messo una multa di 2.500 lire a chi si baciava in pubblico) ritratto in un bar di via Veneto in dolce compagnia di tal Mariella, bellissima aristocratica siciliana. Gli costò lambizione di puntare al Quirinale. Palazzo molto chiacchierato, questo, ai tempi del presidente Giovanni Leone e della splendida moglie Vittoria («Ora capisco il suo successo», si complimentò con il collega italiano John Fitzgerald Kennedy), ma più per via della vivacità ormonale dei tre figli della coppia, molto inclini alle frequentazioni del gentil sesso, specie se del genere cinematografico.
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