La grandezza e l’immoralitàsi misurano anche rispetto alle colpe e, nel redde rationem di un giudizio penale, con la pena stabilita a sancire un reato. Un condannato con sentenza definitiva per omicidio, sarà moralmente più esecrabile di un sospettato di un reato non ben definito,incerto fra il ricattatore e l’istigatore a rendere dichiarazioni mendaci. Accuse improbabili e non di pericoloso profilo criminale come può essere un assassino.
Eppure la contraddizione è forte. E, bisogna riconoscere, solo Giuliano Ferrara, in contrasto con Francesco Merlo e Marco Travaglio, potevaevidenziarlodistinguendosi dal facile maramaldeggiare su Valter Lavitola ( nella foto a sinistra , da ieri indagato a Napoli per associazione a delinqueree a Bari per induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, ndr ). Ferrara se lo può permettere perché ha difeso e sostenuto l’innocenza di Adriano Sofri,giudicato assassino, senza indulgenza e sconti, fra i molti altri, da Gasparri e Travaglio, per esempio. La magistratura, ritenuta credibile per le accuse a Lavitola, tanto da averlo fatto radiare dall’Ordine dei giornalisti, non dovrebbe essere affidabile per la sentenza Sofri. Ed eccone le conseguenze. Adriano Sofri ( a destra ), strenuamente difeso da Ferrara e anche da me, che, parimenti, non abbiamo nessun motivo di ritenere fin d’ora colpevole Lavitola, scrive sulla prima pagina di Repubblica ( come ha anche una rubrica sul Foglio ); Lavitola è considerato spregevole dimenticando che, fino a qualche anno fa, era un meno fortunato collega di Francesco Merlo, Liana Milella, Giuseppe D’Avanzo ed era, anzi, direttore di giornale come Ezio Mauro, Antonio Padellaro e Concita De Gregorio. Oggi ha il medesimo status di Concita: è ex direttore dell’ Avanti! ,come la De Gregorio è ex direttore dell’ Unità , giornali di partito poco letti e sostenuti con finanziamenti pubblici. Dov’è la questione morale che innalza Sofri e abbatte Lavitola? Non è forse una doppia morale? Perché Lavitola è un mostro? Semplicemente perché telefonava a Berlusconi ed era, con non molta convinzione, ascoltato? Le «utilità» che ha dato risultano nel favorire rapporti commerciali con Panama, per aziende italiane; le «utilità» che ha avuto appaiono piuttosto questioni personali di nessun interesse né penale né morale, per questo c’è un’indagine. Lavitola oggi è trattato come fu Tortora dopo l’arresto. Non vorrei che ai suoi colleghi giornalisti toccasse di doversi rimangiare tutto quello che hanno detto, giudicandolo ignobile. Così, in questi giorni ho sentito, il moralistico ritornello: Berlusconi rispondeva al telefono, perdeva tempo con Lavitola, invece di occuparsi di questioni di Stato, parlare con deputati e ministri. In effetti - e dovrebbe essere un titolo di merito - con questo metro, non rispondeva al deputato ( oggi arrestato) Papa. Diffidava del cospiratore pitreista o del deputato? Parlava con Lavitola. Dovrò fare il pentito. E ricordare quanti di quelli che oggi lo disprezzano e lo giudicano indegno, già nella Prima Repubblica gli parlavano in Transatlantico come si parla a un collega giornalista quale era: veline rosse e nere, Concita De Gregorio come Frasca Polara, Guido Quaranta come PasqualeLaurito, decanigiornalistiparlamentari. Ma anche deputati e colleghi (in quanto direttori dell ’Unità ),come Veltroni e D’Alema, eancheValentinoParlato(alloradirettore del Manifesto ): tutti parlavano con Lavitola, allora giornalista all’ombra di Craxi. Poi anni di difficoltà, ed eccolo riapparire come direttore di una gloriosa testata finanziata dallo Stato. Perché allora nei quesiti «Cavaliere, risponda» di Repubblica si fa ben tre volte riferimento a Lavitola e a intercettazioni che si sintetizzano nella domanda: «Perché col Paese in crisi passa più tempo a parlare con Lavitola e Ghedini che con Trichet e Barroso?». Il giornale è lo stesso sul quale scrive Sofri. Perché tanto disprezzo per il giornalista e collega Lavitola e nessuna domanda sul perché Ezio Mauro (non Giuliano Ferrara) consente a Adriano Sofri di avere uno spazio così significativo, nonostante una condanna definitiva per omicidio? Perché due pesi e due misure? E perché se si rispetta Sofri non bisogna rispettare Lavitola? Per quanto la coscienza kantiana di Francesco Merlo possa insorgere, nessun uomo si può permettere di disprezzare un altro sulla base di sospetti, intercettazioni e pettegolezzi. Nessuno può ritenersi moralmente superiore a un altro attribuendosi una dignità che l’altro non merita.
Ripensi,Merlo,a Tortora, ripensi ai giorni della sua cattura e rilegga il bellissimo saggio di Walter Block, Difendere l’indifendibile . Altrimenti sotto i suoi ragionamenti cadrà anche Sofri. Che, per la superiore lungimiranza ed equidistanza di Ferrara, dovremo cercare solo sul Foglio .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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