la stanza di Mario CerviLe atrocità compiute in nome della lotta a nazismo e fascismo

Un libro dello storico canadese James Bacque, Crimes and Mercies (Crimini e pietà), parla di un olocausto dimenticato. Il libro rivela il destino postbellico di 60 milioni di civili tedeschi, dei quali più di 9 milioni morirono di fame e di stenti, privati di lavoro, casa e cibo. Altri 15 milioni furono costretti all'esilio dall'Alta Slesia, dalla Prussia orientale e dalla Pomerania, nel più grande esodo di massa che la storia moderna ricordi. Mentre ritengono valido il lavoro di Bacque cattedratici come Richard Overy, Otto Kimminich, lo storico Alfred De Zayas e altri docenti universitari inglesi, statunitensi e canadesi, il mondo accademico italiano tace. Bacque documenta come, a causa delle condizioni terribili imposte alla Germania dagli Alleati, dopo la fine della guerra morirono tra 9,3 e 13,7 milioni di tedeschi. Fu un genocidio pianificato, come dimostra la direttiva JCS/1067 del piano di Henry Morgenthau, consigliere di Roosevelt, che prevedeva la deindustrializzazione della Germania, poi non attuata solo per motivi di politica geostrategica, in contrapposizione all'Urss. Ci vollero diversi anni per tornare alla normalità. Naturalmente ciò accadde anche con l'utile, e masochistica, complicità di Francia e Regno Unito.
Cagli (Pesaro-Urbino)

Caro Donini, non mi prendo la briga di verificare se le cifre da lei citate per i tedeschi fatti morire, affamati, perseguitati, esiliati dai vincitori siano tutte esatte. Non me la prendo perché il fatto, nella sua immane atrocità, è incontestabile. Non ci fu nessuna pietà per i responsabili di crimini e di atrocità - giusto non averla - ma non ci fu nessuna pietà anche per popolazioni - inclusi donne e bambini - incolpevoli. Nel nome della lotta al nazismo e al fascismo sono state compiute - nel Reich sgominato come nelle terre giuliane - misfatti atroci. Se ne può dedurre che così va la storia, tanto che il bieco Vishinsky, manutengolo del feroce Stalin nei processi farsa sovietici, poté aggirarsi come nobile giustiziere nei corridoi del Tribunale di Norimberga. Si può anche ricordare - viene fatto continuamente - l'enormità delle efferatezze di cui gli uomini della croce uncinata si macchiarono. La tentazione di contrapporre l'infamia della Shoah a ogni discorso sul trattamento inumano subito dai tedeschi è grande. Ma alla regola dell'accanimento verso i vinti e dell'indulgenza verso i vincitori non bisogna sottomettersi. Per fortuna l'informazione e la saggistica rivelano anche le verità più sgradevoli per chi la verità vorrebbe manipolarla. Tuttavia a livello popolare e di massa, non specialistico, le crudeltà contro i tedeschi contavano infinitamente meno delle crudeltà naziste - orribili - nelle terre per fortuna brevemente sottomesse.

So che il consenso anche della gente comune a Hitler fu totalitario, e che quella gente comune assistette indifferente al passaggio di ebrei con la stella gialla poi avviati ai campi di sterminio. Ma chi voleva la distruzione della nazione e della popolazione tedesca ai avvicinava purtroppo a una certa iniqua logica nazista.

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