Le star di Hollywood contro i guerriglieri

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

Nicole Kidman e 83 personaggi di spicco di Hollywood hanno preso posizione contro il terrorismo con un manifesto pubblicato a pagamento sul Los Angeles Times. Nel manifesto, ispirato e sollecitato dal console isreliano a Los Angeles, Ehud Danoch, attori, produttori, registi, editori e la campionessa di tennis Serena Williams condannano l’operato degli Hezbollah in Libano e di Hamas in Palestina.
«Siamo - si legge nel manifesto, la cui pubblicazione è costata 117mila dollari - addolorati e devastati dalla perdite di vite umane in Israele e in Libano provocate dagli Hezbollah e da Hamas. Se non si ferma il terrorismo nel mondo regnerà il caos, e molti innocenti continueranno a morire. Dobbiamo appoggiare le società democratiche e bloccare ad ogni costo il terrorismo».
Fra gli attori di spicco che hanno aderito all’iniziativa del consolato israeliano ci sono Michael Douglas, Dennis Hopper, Sylvester Stallone, Bruce Willis, Danny DeVito, Don Johnson, James Woods, Kelly Preston, Patricia Heaton, William Hurt e Gary Senise. Fra le firme dei registi ci sono quelle di Ridley Scott, Tony Scott, Micheal Mann, Dick Donner e Sam Raimi. I magnati dell’editoria che sono affrettati a firmare il manifesto sono Ruperth Murdock, Sumner Redstone e Haim Saban.
La lunga marcia di Ehud Danoch verso il manifesto anti Hezbollah è cominciata con contatti focalizzati sul lato economico della vicenda. Israele, ha spiegato il diplomatico ai vip di Hollywood, è una splendida località per le riprese, anche se nessuno ci va. E questo non è tanto dovuto alla situazione politica ma agli incentivi che 25 Paesi arabi, Marocco in testa, offrono agli studios.
Una delle prime attrici a recarsi in Israele per constatare di persona quanto sia ricco di località adatte al cinema è stata Sharon Stone. L’attrice è rimasta talmente impressionata dal Paese, che da quando sono iniziate le ostilità chiede al consolato israeliano aggiornamenti sulla situazione. «Non c’è nulla - afferma Danoch - che possa far cambiare idea all’opinione pubblica più della presa di posizione di un divo del cinema».
Il linguaggio del manifesto dei divi è velato da molti distinguo, e l’appoggio a Israele non è esplicito come il console si sarebbe augurato. Tuttavia è la prima volta che da Hollywood, tra tante campagne di sinistra, emerge un’iniziativa in favore dello Stato ebraico. «L’aspetto più importante - dichiara Danoch - è la presenza di tante celebrità tra i visitatori in Israele, che non soltanto dimostra la loro simpatia ma dimostra che il Paese è sicuro per gli stranieri. Questo incoraggia il turismo e giova all’economia israeliana».
Un altro gesto in favore di Israele è stato fatto la scorsa settimana da Adam Sandler, il protagonista del film «50 first dates», che ha regalato 400 Playstation della Sony ai ragazzi israeliani le cui case sono state danneggiate dai razzi esplosivi lanciati da Hezbollah. A Hollywood c’è sempre stata una nutrita presenza di attori, produttori, sceneggiatori e registi ebrei.

Negli ultimi anni è in aumento il numero di personaggi dello spettacolo che oltre alla cittadinanza americana hanno chiesto quella israeliana: come Arnon Milchan, produttore di «LA Confidential» e «Fight Club», e Avi Arad, produtore di Superman.

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