Milano - Giochi ancora aperti per il controllo di Parmalat: la "cordata italiana" è al lavoro, forte dei tre mesi in più di tempo che potrebbero arrivare con l’approvazione del decreto antiscalata, che nel caso di Parmalat proroga al 30 giugno i termini per la riunione dell’assemblea a oggi convocata per il 12, 13 e 14 aprile. Da Collecchio ancora nessuna indicazione e non risultano convocati consigli di amministrazione, anche se formalmente per prendere decisioni si attende la pubblicazione della legge sulla Gazzetta ufficiale. Ma il deputy general manager di Lactalis e presidente del gruppo Lactalis Italia, Antonio Sala, ha spiegato che "non si possono cambiare le regole del gioco in corsa". In un'intervista all'Ansa, i vertici dell'azienda francese hanno spiegato che non è nelle loro intenzioni "fare l’operazione per la cassa".
L'acquisto di Parmalat Sala ha spiegato che il gruppo francese intende destinare le risorse finanziarie di Parmalat (il tesoretto da 1,4 miliardi di euro) "unicamente ad investimenti per far crescere il valore" dell’azienda e "per acquisire nuove realtà". "Non intendiamo fare l’operazione per la cassa, questo è certo. Ho letto tante fantasie sulla stampa, per esempio la vendita di Galbani a Parmalat - ha aggiunto - le escludo nella maniera più categorica". Sala ha poi assicurato che "anche altri azionisti" potrano "condividere il nostro progetto e contribuire al successo" di Parmalat. Per Sala, infatti, "le cose importanti sono la difesa della italianità delle aziende e non la nazionalità dell’azionista".
L'ipotesi di Ferrero Giovanni Ferrero, figlio del numero uno di Ferrero, ed Emmanuel Besnier, patron dell’azienda francese Lactalis, si sono incontrati ieri a Parigi, per discutere dell’ipotesi di "creare insieme una holding di controllo di Parmalat". Il quotidiano economico Les Echos precisa che l’incontro era già fissato "da domenica", prima dell’annuncio da parte di Lactalis dell’acquisto della quota dei fondi esteri in Parmalat. L’ipotesi, spiega il giornale, sarebbe di dare vita a una società comune di cui "entrambe sarebbero azioniste", per prendere il controllo dell’azienda lattiero-casearia emiliane, a cui "potrebbero essere associati altri investitori, come Granarolo e delle banche, in particolare Intesa Sanpaolo, Mediobanca e forse Unicredit". Lactalis al momento "non conferma ne smentisce" l’ipotesi, precisa Les Echos, ma ribadisce "una posizione di apertura a qualsiasi discussione che sbocchi su un dispositivo che permetta di accompagnare e partecipare allo sviluppo di Parmalat".
Confindustria pronta agli aiuti "Ferrero è una grande impresa multinazionale, ha grandi capitali, grandi possibilità - è intervenuta la numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia - se ci fosse una soluzione italiana per Parmalat saremmo molto felici e pronti anche ad aiutare in questo senso". La presidente della Confindustria si dice favorevole alla partecipazione della Ferrero alla cordata per l’acquisto della Parmalat dal momento che la vede "molto bene". "Abbiamo detto - ha concluso la Marcegaglia - che nel rispetto delle regole auspichiamo una soluzione italiana".
Ma piazza Affari non ci crede Chi non sembra credere a una possibile riapertura dei giochi è la Borsa, con Parmalat pressoché ferma da quando Lactalis ha comunicato la salita al 29 per cento, di cui il 13,97 per cento detenuto direttamente e un ulteriore 15% potenziale): il titolo guadagna lo
0,78 per cento e resta inchiodato a 2,33 euro per azione, con scambi sostenuti (21 milioni i pezzi passati di mano a metà seduta, pari all’1,22 per cento del capitale) ma ben lontani dai picchi toccati la scorsa settimana.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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