Alle sei del mattino di fine aprile, l’acqua di mare bagna Portsmouth è scura e gelida, mentre il sole si attarda a rivelare un grigioverde che già viene rigato del bianco di schiuma di quell’andirivieni che imbarcazioni da diporto d'ogni genere si tirano dietro. Il 19 aprile del 1956, sulla lancia che lascia senza fretta l’imbocco di Sally Port Inn, un uomo rana della Royal Navy che s’era guadagnato una certa fama con il soprannome di “Buster”, Lionel Kenneth Crabb, aspira pacioso il fumo di una sigaretta turca accanto al suo "traghettatore" yankee, un americano che secondo la cronaca avrebbe risposto al nome Bernard Smith.
Il comandante Crabb, “sminatore” che si era fatto le ossa nella Marina nella seconda guerra mondiale come parte del poco noto Underwater Working Party (UWWP), era un sommozzatore esperto, forse il più esperto di tutta l’Inghilterra, e aveva un rendez-vous nei pressi della HMS Vernon, stabilimento costiero un tempo noto come la "fregata di pietra". Nella foschia dell’alba che pian piano si diradava, un secondo sommozzatore, il tenente George Franklin della Royal Navy che due notti prima aveva accettato di fare da gregario a Crabb, lo attendeva per portare a termine una missione “clandestina” voluta dall'MI6. Perché il servizio segreto britannico all’occorrenza sapeva (e sa) pescare nelle forze armate quando ha bisogno di operatori esperti per azioni non convenzionali. Gli 007 tuttofare, nella realtà, non esistono. Sono fascinazioni.
Il piano era semplice: Crabb, che aveva trascorso gran parte della guerra a disinnescare le mine magnetiche che venivano piazzate dai nostri uomini Gamma sul naviglio inglese alla fonda a Gibilterra, doveva immergersi furtivamente e nuotare sino allo scafo dell'incrociatore sovietico Ordzhonikidze - temporaneamente attraccato nel porto di Portsmouth - per scattare le fotografie che avrebbero permesso all'intelligence britannica di scoprire cosa poteva nascondersi sotto chiglia. Qui doveva concentrarsi sulle eliche e sul timone e verificare - ove presente - di quale tipo di equipaggiamento fossero dotate le unità antisommergibile sovietiche. Un’operazione di spionaggio a tutti gli effetti nel pieno della Guerra Fredda.
L’Ordzhonikidze, mastodontico incrociatore della classe Sverdlov, era giunto il giorno precedente nelle acque della Manica per accompagnare niente di meno che il Primo segretario del partito comunista Nikita Khrushchev e il fidato Nikolaj Aleksandrovič Bulganin, in visita presso il governo britannico che, su suggerimento degli alti papaveri di Whitehall, teneva a distogliere l’attenzione del mondo dalla crisi di Suez. In virtù degli occhi del mondo puntati sul Regno Unito, alla Sezione 5 e alla Sezione 6 del Military Intelligence, rispettivamente addette alle sicurezza e alle azioni di spionaggio all’interno e al di fuori dei confini del regno, viene impartito l'ordine di non condurre alcun genere di operazione per scongiurare il rischio di una crisi planetaria.
I fatti - almento secondo alcune teorie - dimostreranno che tale ordine, se non completamente ignorato, venne quanto meno bypassato. Perché il comandante Crabb, in congedo da quasi un decennio ma spesso “richiamato ufficiosamente all’ordine” per missioni che passavano dalla ricerca di un galeone della Invincibile Armada forse affondato al largo della Scozia a quella di eventuali superstiti rimasti intrappolati del sottomarino HMS Affray, dopo essere giunto su una seconda lancia alla distanza di una nuotata dall'incrociatore sovietico, si era tuffato con tutto l'equipaggiamento ben fissato al suo fisico di quarantasettenne. Appena qualche minuto prima delle sette del mattino.
La genesi di un mistero
Crabb era stato eroe di guerra ed esperto sommozzatore al servizio del ministero dell'Interno britannico. Un dandy dal sorriso sgangherato e beffardo, che fuori dall’acqua prediligeva indossare abiti in tweed e un singolare monocolo per assomigliare a un eccentrico lord inglese. Ma allo stesso tempo, egli era anche un uomo di mezza età afflitto da una profonda depressione che - come di consueto - veniva combattuta con l'alcool, la compagnia femminile e il gioco d’azzardo. Fumatore impenitente nonostante l'occupazione chi gli dava da vivere, i giornali scriveranno che la sera prima della missione aveva mandato giù almeno cinque whisky doppi prima di tornare al suo albergo - dove non resterà traccia né dei suoi effetti personali, né la della pagina del registro dell’albergo che aveva visto segnare la sua presenza.
Scorreranno venti minuti dall'ora X, prima che dai flutti riemerga “Buster” Crabb lamentando un freddo inteso e una visibilità proibitiva. Chiedeva un altro chilo di zavorra per rimanere a fondo più agevolmente. Controllati i livelli di ossigeno venne accontentato dal gregario che lo assisteva. Neanche un istante dopo il vecchio temerario che verrà bollato dai tabloid come “old and sick”, scompare tra i flutti per l’ultima volta. Nessuno lo vedrà mai più riaffiorare. Alle 9 la lancia che lo aveva portato fin lì fa diètro frónt con una pessima notizia per i cocciuti servizi segreti britannici: nessuna informazione richiesta, un disperso.
Inizia così un mistero che non ha ancora trovato soluzione, lasciando spazio a teorie del complotto, intrighi, e fascinazioni da cultori dello spionaggio che non potevano non condizionare anche il prolifico immaginario di Ian Fleming; che pensando proprio a Crabb, pare abbia scritto più di una riga nel suo romanzo “Thunderball” (pubblicato nel 1961). Ma cosa ne era stato davvero di Lionel Kenneth Crabb?
Avvistato o tradito, una spia era scomparsa nel nulla
Secondo testimonianze reperite solo in seguito, intorno alle otto del mattino alcuni marinai russi avrebbero avvistato un sommozzatore che nuotava in prossimità dell’incrociatore sovietico. L’avvistamento venne segnalato - ufficiosamente - dall’ammiraglio Kotov, comandante della nave, al comandante in capo della base navale di Portsmouth. Ma l’avvistamento non ebbe riscontro. L'Ammiragliato rilasciò tuttavia una dichiarazione relativa ad un sommozzatore disperso durante un’immersione condotta in una baia vicina per testare delle attrezzature. Una versione di comodo nel caso fosse riaffiorato il corpo di uno sommozzatore nei giorni successivi?
Mentre in Unione Sovietica la Pravda denunciava "una vergognosa operazione di spionaggio subacqueo diretta contro coloro che vengono nel Paese in visita amichevole", l’allora primo ministro britannico Anthony Eden, ripetutamente messo alle corde dalla stampa inglese che era venuta a conoscenza della misteriosa sparizione, continuò ad affermare che "se era realmente accaduto qualcosa nelle acque di Portsmouth", l’azione era stata condotta "senza l'autorità o la conoscenza dei ministri di Sua Maestà", e che per tale ragione sarebbero state prese "misure disciplinari appropriate". Le dimissioni dell’allora capo dell’MI6 John Sinclair non si fecero attendere.
Col passare del tempo l'interesse per l'affaire Crabb era scemato. Quasi dimenticato. Almeno fino al giugno del 1957, quando un pescatore trovò impigliato nelle sue reti il cadavere senza testa e mani di un uomo ancora dotato di uno scafandro Heinke. Era al largo di Chichester, a poche miglia nautiche da Portsmouth. Si trattava di Crabb? Secondo sua madre e un commilitone che aveva servito con lui a Gibilterra non poteva trattarsi di lui. L'opinione pubblica, che si era appassionata al caso, trovò ancora una volta l'occasione per accampare teorie e congetture.
Un mistero mai risolto
Applicando la filosofia di Occam molti conclusero che Crabb era semplicemente affogato: rimasto vittima di un malore o di un problema con l'attrezzatura. Altre teorie - sempre rimaste prive di riscontri decisivi - ipotizzeranno che Crabb, sorpreso in prossimità della nave da guerra sovietica alla fonda, venne catturato per essere interrogato e poi brutalmente giustiziato, o che un cecchino schierato sul ponte - come era uso fare al tempo - una volta avvistato un "uomo rana" avrebbe sparato. Sopprimendo sul nascere un potenziale atto ostile mosso nei confronti dell’Unione Sovietica.
Altri sosterranno la tesi della diserzione. Non può essere tralasciato infatti lo scenario della Guerra Fredda e il gioco di spie che imperversava silenziosamente tra i due blocchi. Considerate i suoi rapporti con i servizi segreti, Crabb poteva aver fatto conoscenza con agenti doppiogiochisti come Kim Philby e Anthony Blunt, due dei cinque di Cambridge che potevano averlo reclutato, “venduto” al controspionaggio inglese, o ai compagni sovietici che potevano tranquillamente aver deciso di portarlo in Russia con loro per non destare scalpore in attesa di prendere decisioni.
Nessuna verità
La teoria della defezione venne sostenuta e messa nero su bianco solo negli anni settanta da una fidanzata di Crabb, la quale sosteneva che Lionel fosse ancora vivo e stesse addestrando uomini rana della Marina sovietica. Altre voci, prive di documentazione come la precedente, lo segnalarono imprigionato nel carcere di massima sicurezza di Lefortovo a Mosca. Solo nel 2006 un vecchio commilitone che aveva escluso l'ipotesi che i resti del sommozzatore recuperato nel '57 appartenessero a Crabb, diffuse l’informazione - mai confermata - che la "missione Ordzhonikidze" non era altro che una messa in scena per impedirgli di disertare. Una trappola pianificata dal controspionaggio inglese.
Nel 1987 il governo britannico ha deciso di rimandare la declassificazione dei documenti relativi al caso.
Il destino di Crabb, nato a Londra nel 1909 da umili origini, né atleta né nuotatore provetto, ma solo un temerario che era riuscito a cavare dal suo fisico l'audacia che sommata all’esperienza e all’istinto può valere una medaglia al valore, ci verrà svelato - forse - solo nel 2056. Dopo un secolo preciso. Per adesso, non possiamo contare su nessuna verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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