Quei cristiani rinnegati al servizio del Sultano

Per molto tempo, i pirati hanno infestato il Mediterraneo. Tra questi, particolare importanza ebbero i corsari barbareschi: in un cui un ruolo essenziale era riservato ai rinnegati

Quei cristiani rinnegati al servizio del Sultano

Quando i turchi si affacciarono definitivamente sul Mediterraneo, si resero presto conto che essere una potenza marittima non era affatto cosa semplice né scontata. Anche dopo avere preso Costantinopoli. Essere i dominatori della costa orientale di quello che fu il "mare nostrum" non equivaleva a padroneggiarne le acque, e serviva non solo una flotta degna del Sultano, ma anche uomini pronti a governare le navi. Un'impresa non semplice, che la Sublime Porta riuscì a ottenere con diversi stratagemmi, tanto che per un certo periodo il Mediterraneo poteva sembrare effettivamente quasi un lago turco. Tra conquiste territoriali e costruzione di una grande flotta, l'impero turco riuscì in qualche modo a colmare, pur per un breve periodo, il divario con le flotte cristiane. Ma c'era un'altra arma in grado di destabilizzare il Mediterraneo. Un'arma meno nota ma rimasta incastonata nella storia, nelle leggende popolari e soprattutto nelle menti dei contemporanei europei: quella dei pirati. Un tema che ha caratterizzato per secoli la vita di molte nazioni e che è diventata anche oggetto di un ottimo sito internet che ne raccoglie le gesta.

I pirati, conosciuti ai più soprattutto come corsari (e in particolar modo i corsari barbareschi) furono una delle più grandi piaghe della stabilità dell'Europa cristiana. Al servizio dei sultani, trasformarono Algeri, Tunisi, Tripoli, Salè e altre città del Nord Africa in una sorta di piccole "Tortuga" del Mediterraneo. Razziavano dove potevano, in lungo e largo per tutto il mare tra l'Italia e la Spagna ma spingendosi addirittura fino all'Islanda. Miguel de Cervantes, il grande romanziere spagnolo che ha scritto il Don Chisciotte, rapito anch'esso dai pirati nordafricani e trattenuto ad Algeri come schiavo per cinque anni, descrisse la città come "porto universale di corsari e protezione e rifugio di ladri, che da questo porticciolo che qui è dipinto escono con le loro imbarcazioni a turbare il mondo". Era una vera e propria capitale della pirateria mediterranea, un centro potentissimo e in cui - forse in modo meno noto - ebbero fortuna anche coloro che più di tutti terrorizzarono per anni le flotte dei regni cristiani: i rinnegati.

La storia dell'impero ottomano è una storia particolare, fatta anche di vere e proprie spine dorsali delle proprie forze composte da cristiani. Costantinopoli sapeva benissimo che non poteva governare un impero euromediterraneo senza servirsi di quell'enorme bacino di uomini e conoscenze rappresentato da greci, italiani o albanesi. Ma ciò che avveniva tra i corsari era un percorso molto diverso. Uomini catturati in giovane età e costretti (o spinti) alla conversione, oppure semplicemente corsari che preferivano vendere i loro servigi al sultano, divennero ben presto tra i migliori corsari e comandanti delle flotte di pirati barbareschi. Alcuni nomi divennero presto leggenda. Ucciallì o Uluç Alì, corsaro e ammiraglio della flotta ottomano, nato in Calabria, fu catturato dai turchi e si convertì all'Islam durante la prigionaria. Saliti i ranghi della flotta turca, fu comandante dell'ala sinistra della flotta ottomana nella Battaglia di Lepanto, risultando l'unico ammiraglio che riuscì a salvare parte delle sue navi dalla disfatta.

Un altro nome divenuto leggenda fu quello di Zymen Danseker, corsaro olandese che divenne poi famoso con il nome "turco" di Simon Reis e uno dei più importanti comandanti della flotta di Algeri. Insieme a lui operò anche Ivan Dirkie de Veenboer, olandese che iniziò a essere chiamato Sulayman Reis. Tra gli olandesi, particolarmente importante fu, come ricorda il sito Zweilawyer, la carriera di Murat Reìs il Giovane, al secolo Jan Janszoon da Haarlem, il quale, dopo essere stato catturato dai corsari, si convertì all'Islam e si dedicò a una vita da pirata fino a diventare Gran Ammiraglio della Repubblica corsara di Salé. Mentre le cronache raccontano anche della figura quasi leggendaria di Jack Ward, corsaro inglese che passò al "turco" con il nome di Yusuf Reis.

Non sappiamo con esattezza se queste conversioni furono vere o presunte, se molte cronache sono del tutto veritiere o solo verosimili, corrotte dal terrore che portavano con sé i pirati o dalla volontà di dipingere in modo estremamente negativo questi corsari. Il fatto certo, però, è che il Mediterraneo, con le sue isole, le sue coste frastagliate, i villaggi e lo scontro ideologico e religioso tra mondo cristiano e musulmano unito alle guerre intestine che laceravano in particolare i regni del Vecchio Continente, si prestò perfettamente alle guerre da corsa e razzie contro città innocenti. Un conflitto dove uomini senza scrupoli o semplicemente in cerca di denaro o costretti dalla vita scelsero a un certo punto di unirsi alle flotte barbaresche.

Unendo il loro nome a una storia fatta di paura e criminalità, guerra ma anche una paradossale scalata sociale: una vita da rinnegati tra le onde del Mediterraneo e i dedali delle città del Nord Africa.

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