Le lacrime di Angela Carini e la forza delle donne (quelle vere)

La nostra atleta resiste per 46 secondi contro Imane Khelif, poi cede: "Fa malissimo"

Le lacrime di Angela Carini e la forza delle donne (quelle vere)
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"Non è giusto", ha detto Angela Carini mentre Imane Khelif le rifilava i suoi diretti. E poi: "Fa malissimo". Pochi colpi ben assestati, il casco che si slaccia e una sola cosa da fare: andare all'angolo. Dire che quell'incontro non può andare avanti perché i colpi, quando arrivano (e nella boxe arrivano sempre) fanno male. Troppo male ("Ho iniziato a sentire un dolore forte al naso, non è da me arrendermi, è proprio perché non ci riuscivo, ho detto basta e messo fine al match"). Sono pesanti, come si dice in palestra. Soprattutto perché arrivano da un rivale che è carico di testosterone mentre tu non lo sei. Perché tu sei una donna, non solo esteticamente, ma anche biologicamente. Mentre lui no perché è dotato di cromosomi XY che determinano una fisicità, e una forza, diversi dai tuoi.

E così Angela è salita sul ring. Lo ha fatto perché è una combattente e chi combatte lo fa sempre. Non si ritira perché ha paura. Sale sul ring, ci prova. Capisce se un incontro è fattibile oppure no (e in questo caso non lo era). Ci prova e riprova sempre e, solo se non si può fare altrimenti, si ritira. Quarantasei secondi sul ring. Non uno di più. Non uno di meno. Questo è tutto ciò che ha potuto fare la Carini, che arrivava all'incontro consapevole di aver di fronte a sé un avversario più forte che, già in passato, aveva fatto carne da porco delle sue rivali.

"Io sono salita sul ring per mio padre, la scorsa Olimpiade era in fin di vita, questa era la mia Olimpiade e volevo percorrere l'ultimo chilometro", ha detto Angela. Che ha combattuto la buona battaglia. E ha mostrato tutta la forza e il coraggio delle donne (quelle vere).

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