"Ha più testosterone, ma non è un uomo". Cosa dicono gli algerini su Imane Khelif

Non si placano le polemiche per Imane Khelif che è sceso sul ring contro Angela Carini: gli algerini attaccano gli Stati Uniti e difendono il proprio atleta dalle accuse di essere biologicamente di sesso maschile

"Ha più testosterone, ma non è un uomo". Cosa dicono gli algerini su Imane Khelif
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Il gran giorno è arrivato: giovedì 1° agosto è andato in scena l'incontro-non incontro di pugilato tra la nostra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif, ma sarebbe meglio dire algerino, con la lettera "O" al maschile visto che di questo si tratta. Dopo la squalifica da parte della International Boxing Association (Iba), l'atleta è stato comunque ammesso alle Olimpiadi di Parigi in nome della tanto conclamata "inclusione" dei giorni nostri.

Le motivazioni algerine

Con un lungo post social pubblicato da Algerie Football Media si cerca di spiegare con enormi voli pindarici perché sia giusto che Khelif possa gareggiare con le donne anche se si tratta di un uomo. "La vile campagna di diffamazione e odio subita da Imane Khelif non ha precedenti e non si basa su alcuna prova medica o biologica". Già qui c'è la prima "inesattezza", chiamiamola così, visto che l'atleta possiede la contemporanea presenza di cromosomi X e Y che si trovano nel sesso maschile. Gli algerini, poi, hanno pubblicato una foto con Khelif in tenera età per voler dimostrare a tutti i costi la somiglianza con una donna per poi difendere il pugile con la scusa di una patologia.

"Tuttavia, soffre di iperandrogenismo (livelli di androgeni nel sangue più alti del normale), una malattia che provoca livelli di testosterone più alti del normale. Questo problema di livelli di testosterone eccessivamente alti l'ha portata alla squalifica dai mondiali di boxe del 2023. Da questo episodio, Imane è stata sottoposta a cure e le cose sono tornate alla normalità da quando è stata autorizzata dal CIO a partecipare ai Giochi Olimpici del 2024".

L'attacco agli Stati Uniti

Oltre a fare acqua da tutte le parti questa difesa riservata al proprio atleta pugile, il caso diventa anche politico perché gli algerini hanno sparato a zero contro i media degli Stati Uniti, scrivendo che la polemica sarebbe stata "creata dai media americani per poter attaccare il loro vero 'bersaglio': i Giochi Olimpici del 2024. E Imane è stata scelta come obiettivo per poter attaccare questi Giochi Olimpici, che, a partire dalla cerimonia di apertura ha suscitato grandi critiche, soprattutto negli Stati Uniti". Un delirio in piena regola, con l'invettiva che non si ferma qui. "Abbiamo anche notato che altre persone, per ragioni sconosciute o conosciute, approfittano di questa controversia per esprimere il loro odio verso l'Algeria e utilizzano Imane per alleviare la loro frustrazione nei confronti dell'Algeria".

La nota dell'Iba

A far chiarezza sulla vicenda ed esprimere la propria preoccupazione per una situazione del genere è stata anche l'Iba che sottolinea l'impegno "a garantire l'equità competitiva in tutti i suoi eventi" come ha ampiamente dimostrato con la squalifica dell'algerino dai mondiali e contemporaneamente "preoccupazione per l'applicazione incoerente dei criteri di ammissibilità da parte di altre organizzazioni sportive, comprese quelle che supervisionano i Giochi olimpici.

Le diverse normative del Cio su queste questioni, in cui l'Iba non è coinvolta, sollevano seri interrogativi sia sull'equità competitiva che sulla sicurezza degli atleti".

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