La scorrettezza del "figlio del vento"

Metti che al prossimo festival dello sport, allestito a Trento, venga invitato Mike Tyson. Metti che l'ex campione del mondo di pugilato scarabocchi la fotografia di Kamala Harris

La scorrettezza del "figlio del vento"
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Metti che Trump vinca le elezioni presidenziali. Metti che al prossimo festival dello sport, allestito a Trento, venga invitato Mike Tyson. Metti che l'ex campione del mondo di pugilato scarabocchi la fotografia di Kamala Harris, disegnando un paio di corna sul capo della lady candidata, metti che, poi, stracci la fotografia e lanci i brandelli come coriandoli, tra il pubblico presente, raccogliendo applausi e risate compiacenti. Impossibile, no? Sarebbe politically incorrect. O forse perché Mike Tyson non sarà invitato dalla Gazzetta dello Sport al festival dello sport? Forse perché lo stesso Tyson è un violento e soprattutto un sostenitore di Trump? Ci sono storie diverse. Ad esempio Carl Lewis, ospite dell'evento trentino, ha potuto, lui sì, divertirsi con la fotografia di Donald Trump, prima rendendolo cornuto con un paio di colpi di pennarello sulla fronte, quindi strappando l'istantanea, per sostituirla con la sacra immagine di lady Harris Kamala, spiegando il gesto: «Storia, storia, storia, con lei ce la faremo».

Una semplice questione di appartenenza, di propaganda, di endorsement, fate voi. È questa la vera differenza tra Mike, un semplice e fottuto figlio di, e Carl, un figlio del vento. Come diceva Salvatore Massimino, presidente del Catania: «C'è chi può e chi non può. Io può».

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