Prima cera il tipico romanzo di formazione: allesordiente di provincia che covava in grembo pulsioni letterarie toccava spesso di scrivere centinaia di cartelle a metà tra la memorialistica e il romanzo storico, e sperare che le cose andassero per il verso giusto. Adesso no: antiche saghe familiari e tortuose confessioni intime hanno lasciato il posto a un assassino, un paio di coltelli e qualche litro di sangue.
Dagli inizi degli anni 90, in Italia diversi scrittori hanno rispolverato un genere - il giallo - che sembrava dimenticato o comunque ghettizzato. In Sicilia le cose sono andate un po diversamente: chi voleva scrivere un giallo doveva fare i conti con leredità di Leonardo Sciascia. Leffetto immediato ha portato allequazione «noir = civiltà», fino al paradosso che in Sicilia negli ultimi anni si sono visti solo gialli e «romanzi civili». Buona parte della critica nostrana ci ha messo poi del suo: convinta da sempre che la narrativa italiana del Novecento era oziosa, démodé, mai impegnata e sempre avvitata su vecchi cliché, ha visto nel noir larcano incantatore che poteva redimere tutti i peggiori vizi della nostra letteratura.
Ma alle buone vendite e alla grande attenzione ai temi (lavvertenza, mai esplicita, è che tra i piedi debba esserci qualche losco personaggio, dai modi mafiosi e vicino ad ambienti politici postdemocristiani) ha fatto da contraltare lassenza di intreccio e soprattutto di stile: da scrittura polimorfa e flessibile, quella degli ultimi gialli siciliani è diventata ipermedia, meccanica ed omologata.
Di qui linterrogativo, serio: dopo leredità di Sciascia, capace di sdoganare e portare sulla riva sicula giallisti dautore come Friedrich Glauser o William Burnett, e al di là delle belle prove di qualche scrittore isolano, che cosa rimane?
A leggere le classifiche dei libri più venduti, molto, anzi moltissimo: più di quaranta sono i gialli pubblicati in terra sicula solo lanno scorso, sfornati e venduti in migliaia di copie. Gli editori sono soddisfatti, gli autori dominano nei talk-show, diventandone a volte autori e perfino conduttori.
Incredibile? Tuttaltro: le cartoline col carretto siciliano e le coppole sbiadite sono da sempre i regali preferiti dai turisti stranieri in preda a costanti convulsioni voyeuristiche.
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