Ignazio Mormino
Lo scompenso cardiaco è la causa più frequente di ospedalizzazione: più di seicentomila ricoveri ogni anno, con un danno incalcolabile per il sistema sanitario. Servono dunque nuove strategie che permettano di «conoscere» lo scompenso fin dal primo stadio, asintomatico, che non mette in pericolo la vita del malato.
In questa ottica, la disfunzione diastolica del ventricolo sinistro rappresenta una «spia» infallibile, specialmente nei pazienti con ipertensione arteriosa. Attraverso questa «spia» si può combattere lo scompenso cardiaco ed impedire che porti alla morte (esito fatale in 40 scompensati su cento).
Lo studio Apros-diadys, presentato nei giorni scorsi a Milano, rappresenta il primo grande trial realizzato in Italia su questa condizione clinica. Questo studio, sponsorizzato da Sanofi-Aventis, ha riguardato 2.545 pazienti di entrambi i sessi (età media 70 anni) con ipertensione moderata. Secondo il professor Massimo Volpe, cattedratico nelluniversità romana La Sapienza, la disfunzione diastolica, caratterizzata dallinsufficiente riempimento del ventricolo sinistro, porta spessissimo allo scompenso cardiaco. Il rischio è più alto nei soggetti obesi o diabetici e in pazienti con più di settantanni.
Il professor Alberto Zanchetti, direttore scientifico dellIstituto auxologico italiano, ha sottolineato il fatto che oltre 25 pazienti su cento che hanno partecipato allo studio (pazienti di tutte le regioni italiane) hanno presentato segni evidenti di disfunzione diastolica. Questa percentuale cresce col crescere delletà: arriva al 50 per cento intorno agli ottantanni. È stato accertato che chi trascura le terapie contro lipertensione corre alti rischi.
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