Roma - "È lui". Il romeno Karol Racz, uno dei due romeni arrestati per la violenza sessuale della 14enne nel parco della Caffarella a San Valentino, è stato riconosciuto come uno dei suoi due aggressori dalla donna di 41 anni che è stata stuprata il 21 gennaio scorso a Roma, nella zona di Primavalle, in via Andersen, alla fermata dell'autobus 916. Due uomini l'avevano trascinata in mezzo ai cespugli, intorno alle 22 mentre la 41enne faceva rientro a casa, e aveva abusato di lei. Il riconoscimento è avvenuto nel corso di un incidente probatorio, svoltosi nei giorni scorsi, ma di cui si è avuta conferma solo oggi. Adesso, questa identificazione, così come vuole la legge, ha valore di prova. E sarà alla base di una richiesta di misura cautelare ulteriore per Racz, che dovrebbe esser fatta entro breve dal pm Nicola Maiorano.
Ma il dna non convince Arriverà oggi, o al più tardi domani, sul tavolo degli investigatori della questura di Roma la relazione della scientifica sullo stupro della 14enne, il giorno di San Valentino nel parco della Caffarella. Gli inquirenti sono in attesa di poter visionare i "dati ufficiali" sul test del dna effettuato nei confronti di Karol Racz, 36 anni, e Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni, i due cittadino romeni accusati della violenza sessuale e dell’aggressione al fidanzato della giovane. Una prima relazione della scientifica però avrebbe dato "risultati non univoci" sul test effettuato, fermo restando che solo alcuni profili del dna non coinciderebbero. Elementi che, comunque, renderebbero necessari ulteriori riscontri. In sostanza, sarebbero non sufficienti i "punti di contatto" tra il dna degli arrestati e quello individuato sul corpo della vittima dello stupro. I dubbi riguarderebbero in particolare la posizione di Racz. L’impianto accusatorio rimane comunque valido, considerati anche anche altri elementi oggettivi, come il riconoscimento da parte dei due fidanzatini dei loro aggressori e la confessione di Loyos, il biondino.
Il pm: "Andiamo avanti" "La validità dell’impianto accusatorio nell’inchiesta sullo stupro al parco della Caffarella rimane ferma. Tuttavia, i risultati parziali sulle tracce biologiche ci inducono a svolgere ulteriori approfondimenti sotto il profilo tecnico-scientifico". Procura di Roma e squadra mobile replicano così alle notizia di una "non unicità" dei risultati delle analisi sul test del dna svolto sui due romeni indagati. "Finora abbiamo avuto a che fare - ribadiscono a piazzale Clodio - con risultati parziali e un po' contraddittori con le nostre risultanze. Risultati - ammettono - che ci hanno sorpreso. E così prima di prendere la decisione finale, vogliamo fare questi approfondimenti".
Gli esiti sono attesi in settimana quando, tra l’altro, i giudici del tribunale del riesame dovrebbero fissare l’udienza su ricorso delle difese per la scarcerazione. Chi indaga smentisce, infine, le indiscrezioni sull’assenza di tracce telefoniche lasciate dai cellulari dei due romeni: "È una invenzione giornalistica" la replica secca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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