Lo stylist di Lady Gaga sfida il lusso sfrenato in jeans firmati Diesel

Lo stylist di Lady Gaga sfida il lusso sfrenato in jeans firmati Diesel

Ci sono ancora margini di crescita sull'asse delle emozioni che la moda può regalare? Si direbbe di sì e lo ha dimostrato l'altra sera a Venezia la prima sfilata Diesel firmata Nicola Formichetti andata in scena negli spazi dell'Arsenale. Potenti fiaccole issate lungo il red carpet, pezzi di opere liriche e profumi d'incenso che muovevano l'aria frizzante della laguna, un allestimento a gradinate con free sitting rendevano chiara la presa di distanza dalle consuete città della moda e dai riti desueti dei posti placé. Insomma gli ingredienti per un debutto in grande stile dello storico brand nato 35 anni fa c'erano tutti. A partire dal direttore artistico Nicola Formichetti. Classe 1977, padre romano di professione pilota, mamma giapponese di professione hostess - sarà stato concepito in volo? - ha cominciato ad alimentare la sua passione per la moda in un negozio londinese dove customizzava abiti vintage. Poi mise il suo talento al servizio di Lady Gaga con risultati eclatanti. E un anno fa, volando sempre più alto, ha detto sì a Renzo Rosso che lo ha nominato direttore artistico della Diesel dando il «la» a un ambizioso atto di rifondazione, una sterzata verso il futuro. Formichetti che oggi si divide fra la veneta Breganze, quartier generale Diesel, Londra e il Giappone non ha deluso: ha allestito una sfilata con 100 ragazzi e ragazzi, modelli professionisti e tipi normali selezionati attraverso uno street casting. Scandito dalla proiezione di un filmato del celebre fotografo Nick Knight che rimandava ora ai virtuosismi di straordinari ballerini ora all'universo digitale con fugaci flash erotici e sensazionali immagini della natura, venivano proposti, in versione contemporanea, i temi iconici di Diesel: il denim in tutte le fogge con jeans macchiati, dipinti, trattati ad arte, proposte in pelle di gusto rock per pantaloni, abiti, giubbotti in versione stampata con il leone di Venezia o illuminata da borchie e zip. E poi il militare coniugato con pezzi street style. «Sono cresciuto con Diesel. Quando cominciai a fare lo stylist e lasciai l'Italia per Londra, scoprii tutta la forza di questo marchio», diceva Formichetti dichiarando di essere sempre stato affascinato dalle mode che vengono dalla strada. «In questa collezione c'è il nostro DNA, quello che autenticamente siamo ma in chiave moderna. Oggi se non imprimi una direzione precisa alle tue proposte non sei nessuno. Con Nicola abbiamo lavorato un anno per mettere a punto il progetto e finalmente posso dire che siamo alternativi al lusso troppo invadente degli ultimi tempi» dichiarava Renzo Rosso, fondatore di Diesel e di Otb, la holding che comprende Maison Martin Margiela, Viktor & Rolf, Marni e l'asset produttivo Staff International.

«Selezioneremo la distribuzione e avremo il coraggio di tagliare un po' il fatturato per posizionarci in modo più chiaro» concludeva, mentre con Formichetti salutava Courtney Love, Dree Hemingway, Cristiana Capotondi, Elisa, Marracash, buyer e opinion leader provenienti da tutto il mondo, blogger come Suzie Bubble compresi, tutti impressionati dal gran finale di una collezione autunno-inverno di forte carattere: un esercito di ragazzi in passamontagna nero con creste di pelo colorato - omaggio ai movimenti di protesta, dalle Pussy Riot agli ambientalisti - e una live performance della rapper americana Brooke Candy con l'ultimo singolo Opulence e colpo di scena del seno scoperto non strettamente necessario. Un distinto e sconsolato signore mormorava: «Speriamo mia figlia non venga su così». Ma in tempi di Femen non c'è da scommetterci.

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