«Su Italia 1 divento il dottor Jekyll per raccontare il vero volto della tv»

La tv è buona, la tv è cattiva. La tv fa bene, la tv fa male. Da domani, la tv commenterà se stessa attraverso il pensiero di Gianluca Nicoletti in Jekyll. La vera faccia della tv (dal lunedì al venerdì alle 11.45 su Italia 1). Nella nuova rubrica di Studio Aperto, ideata dal direttore Mario Giordano, Nicoletti dirà la sua in diretta sulle trasmissioni del giorno precedente. Ma Jekyll non sarà solo uno spazio in cui analizzare la tv evidenziandone le storture e le stranezze. La sua seconda parte, «Nella rete di Jekyll», guarderà alla nuova tv: quella nata spontaneamente sul web, quella di YouTube, dei video amatoriali, dei programmi rielaborati dal pubblico. «È un programma innovativo e intelligente. Non è solo tv, perché ci saranno l’interazione radiofonica e l’interfaccia sulla Rete», commenta Nicoletti, che su Facebook viene già esortato dai fan a combattere «la catalessi catodica».
Nicoletti, «Jekyll» sarà un programma di critica televisiva?
«No, la critica è morta. La tv è una forma di rappresentazione, quindi è un modo per guardare il mondo. Non commenterò la tv, ma il mondo attraverso di lei».
Anche la tv è Dottor Jekyll e Mister Hyde?
«Non esistono tv buone e tv cattive, programmi belli o brutti. Come i personaggi di Stevenson, nella tv c’è uno sdoppiamento tra parte buona e malvagia. Ma anche quest’ultima ne fa parte e dato che essa riflette la società, non è che una parte di noi stessi».
Per chi è pensato «Jekyll»?
«Per il pubblico familiare che guarda la tv a mezzogiorno, ma anche per quelli che mi seguono alla radio o sulla rete. Tipi di pubblico molto diversi si contamineranno».
«Jekyll» ne avrà per tutti?
«Certo. Dirò le mie impressioni e lo farò in diretta. Nessuno, nei vent’anni in cui ho fatto lo stesso in radio, mi ha mai accusato di essere parziale.

Poi, non darò giudizi su trasmissioni o conduttori, ma parlerò dell’umanità che si riflette in tv».
Cosa deve fare la tv contro la concorrenza dei nuovi media?
«Mettersi in gioco, sottoporsi all’analisi critica di chi la guarda. Deve uscire dal suo recinto proprio per esporsi agli interventi del pubblico».

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