«Subito un vertice Dall’Afghanistan si deve andar via»

Emanuela Fontana

da Roma

La presenza italiana in Afghanistan è «una missione di guerra». A livello internazionale il governo Prodi è impegnato in una complicata gestione del rapporto con gli Stati Uniti sulla questione del ritiro dall’Irak. Ma sul fronte interno diventa sempre più problematico il nodo della missione afghana. Si tenta una via d’uscita: una mozione parlamentare da scrivere tutti insieme e da presentare contestualmente al decreto sul rifinanziamento delle missioni. Ma Pdci, Rifondazione e Verdi, alzano ulteriormente il tiro. Dopo aver reagito malissimo alla richiesta della Nato all’Italia di sei cacciabombardieri e nuovi uomini, ora i tre partiti chiedono un vero e proprio vertice di maggioranza: «In Afghanistan siamo di fronte a un’autentica missione di guerra. Alla luce degli ultimi gravi sviluppi, è ancora più urgente discutere la posizione di tutta l’Unione», sostiene Manuela Palermi, presidente al Senato del gruppo «Insieme con l’Unione Pdci-Verdi». E il segretario dei Comunisti italiani, Oliviero Diliberto, esce allo scoperto: «Chiedo formalmente all’Unione - dice in un’intervista - che si svolga un dibattito parlamentare solenne sulla politica estera del nostro Paese».
Ormai è un’ampia parte della coalizione di governo a tornare sulla questione Afghanistan. «L’importante è che il governo non faccia arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri una proposta già chiusa sulla quale bisogna dire sì o no», chiarisce il capogruppo di Rifondazione alla Camera, Gennaro Migliore. È necessario il ritiro anche dall’Afghanistan, pretende il Prc: «Deve essere chiaro che non bisogna incrementare le truppe italiane», ma serve «un impegno di exit strategy». Il vertice di maggioranza sulle missioni, precisa, «è una richiesta che Rifondazione fa da tempo».
Il punto «decisivo», insiste il capogruppo di Rifondazione, è «come verrà scritta la mozione parlamentare» che la riunione dei capigruppo dell’Unione ha deciso di presentare in aula insieme al decreto di rifinanziamento delle missioni. Nel calendario della Camera, però, il rifinanziamento non trova posto né a fine giugno né il 4 luglio, anche se il precedente decreto scade proprio alla fine di questo mese, segnale di lavori ancora in alto mare sul testo da presentare all’aula.
Anche i Verdi, con il senatore Mauro Bulgarelli, danno uno stop alle richieste Nato sull’Afghanistan: «C’è bisogno di riaffermare le ragioni politiche del ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan - sottolinea - senza ricorrere a ipocrisie e formule astratte».


Ma il segretario della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, sembra soddisfatto delle risposte dei partner presenti a Kabul e Herat in vista di un rafforzamento delle truppe al Sud. In un’intervista con il Wall Street Journal europeo ha chiarito che «gli alleati sono pronti a combattere».

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