Matteo Forte era relatore di maggioranza (FdI) alla commissione regionale che ha «bocciato» il documento sul fine vita. «In realtà è una non-approvazione. Per non entrare nel merito del testo perché non è materia di nostra competenza, presenteremo una pregiudiziale di costituzionalità. D'altronde se venisse proposto che in Lombardia valgono i contratti privati per cui uno cede un organo del suo corpo a un altro, non è che sarebbe valido perchè è una cosa spinta dall'amore. Sarebbe incostituzionale, interverrebbe la Corte per dire che non possiamo farlo».
Però sul fine vita c'è la sentenza della Corte costituzionale che ha depenalizzato l'aiuto al suicidio assistito.
«Sì, ma non afferma un diritto al suicidio. Su questo bisogna essere molto chiari. Nicola Zanon, membro del collegio che ha emesso quella sentenza è stato lapidario: non esiste un diritto al suicidio assistito. E quindi non esiste nessun dovere a erogare questo tipo di servizio».
La pregiudiziale riguarda questo?
«E ne tocca anche altri. Il rapporto tra paziente e medico rientra nel diritto privato, competenza esclusivamente statale. Quando un medico deve prescrivere un farmaco letale si entra non solo all'interno di un codice deontologico professionale che non lo prevede, ma anche nell'ambito penale che è di competenza dello Stato».
La pregiudiziale di fatto porta a boicottare la discussione il 19 novembre in Consiglio.
«Non è vero che non abbiamo discusso, anche nel merito. È stato proprio entrando nel merito che siamo arrivati alla conclusione che non è di nostra competenza ma dello Stato».
Qualcuno potrebbe obiettare che un conto è una commissione, altro il Consiglio.
«La commissione è l'ambito in cui approfondire. Dopodichè non c'è nessuna costrizione. L'aula potrebbe bocciare la pregiudiziale e si va discutere quel testo del comitato Liberi Subito che tra l'altro non ha avuto nessuna modifica».
Sulla pregiudiziale potrebbe essere chiesto il voto segreto.
«Credo che il voto rispecchierà quello della commissione. Se non lo rispetterà ognuno dirà quello che pensa. Fratelli d'Italia non ha mai nascosto la contrarierà. Ma non ho motivi di pensare che la maggioranza non tenga la posizione».
L'accusa è che in questo modo chi ha soldi possa pagarsi una scelta che altri non potranno fare.
«Si può andare in Svizzera, come si va in Canada a praticare la maternità surrogata. Ma non può essere un ricatto, siccome negli altri paesi si può fare dobbiamo farlo anche noi. Il nostro ordinamento si fonda sulla dignità della persona, che c'è anche quando la persona è gravemente inferma, o ha una malattia irreversibile. Tutte le norme devono essere tese alla sua tutela. Se poi vogliamo entrare nel merito, è che vanno potenziate le cure palliative, un prerequisito prima di qualunque altra decisione. E su questo possiamo ancora lavorare».
In che senso
«Ce lo dicono gli stessi numeri forniti dalla dg Welfare nella sua audizione: su 10 richieste pervenute in Lombardia, 2 non rientravano nei criteri, 3 di fronte all'offerta delle cure palliative hanno scelto quella strada. Quindi sono state dimezzate le domande di suicidio assistito. Domanda che sorge quando si è abbandonati alla malattia. Non possiamo accettare che i malati siano abbandonati e se questo porta alla disperazione, aiutarli al suicidio. Non è la ratio del nostro ordinamento. Non è un problema di difendere morali etiche e religiose, ma difendere il diritto, per la competenza che non è nostra ma dello stato. E anche per il contenuto del diritto che è appunto la difesa della dignità della persona».
C'è anche una questione di libertà di scelta.
«Dobbiamo distinguere la libertà dal diritto.
La corte Costituzionale ha stabilito una libertà del paziente che si trova in certe condizioni a rinunciare anche alla sua stessa esistenza. Ma questa libertà non è un diritto. Non possiamo mettere in discussione il diritto altrimenti creiamo il caos».
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