Il primo a lanciare una parola distensiva è il padre di Ramy, il 19enne morto in scooter durante un inseguimento con i carabinieri nella notte tra sabato e domenica in via Ripamonti. «Siamo lontani da quanto accaduto lunedì sera (la rivolta al Corvetto) e ci impegniamo a rispettare la legge del nostro secondo Paese, l'Italia - spiega Yehia Elgaml -. Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta, ma solo sapere ciò che è successo. Ci dissociamo da tutti i violenti» ha aggiunto Elgaml. Parole che sono piaciute al sindaco Beppe Sala, che annuncia di voler incontrare la famiglia a Palazzo Marino. Dello stesso tenore le parole della giovane fidanzata di Ramy: «Fa male vedere bottiglie, gente che si picchia, insulti e urla. Non è così che dev'essere ricordato Ramy. Dev'essere ricordato come una persona pacifica che non cercava e non creava problemi» racconta Neda Khaled.
«Capisco che alla destra piaccia fomentare queste situazioni - attacca Sala sulla difensiva - ma sono qui oggi per continuare a dire che Milano resterà una città accogliente». Così se i ragazzi del Corvetto lamentano la mancanza di luoghi di aggregazione e di socialità come di strutture sportive, il sindaco fa mea culpa: «Questa è una nostra responsabilità perché spesso i quartieri più problematici sono anche quelli con meno luoghi in cui accogliere e cercare di integrare e convincere queste seconde e terze generazioni che sono deluse da aspettative che avevano». Suona quanto meno paradossale la consapevolezza del sindaco della particolare condizione di fragilità del quartiere: «Il Corvetto ha delle fragilità in più rispetto ad altri. Siamo preoccupati - continua - ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo». Così «serve maggiore presenza nei quartieri ma su questo ho la coscienza a posto perché il lavoro che stiamo facendo sulla Polizia Locale dimostra che a occhi attenti ci sono più vigili in strada». Non solo, è imminente l'arrivo di una trentina di agenti in città e soprattutto del sopralluogo del ministro dell'Interno Piantedosi: «Sono contento perchè è qualcosa che dobbiamo affrontare insieme» ha concluso Sala. «Cerchiamo di abbandonare l'ideologia e ogni tipo di pregiudizio da una parte e dall'altra cerchiamo di abbandonare e cerchiamo di trovare delle soluzioni, altrimenti rischiamo di creare una ferita nel tessuto sociale della nostra comunità che non si rimarginerà mai» monito del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana
Per il capogruppo della Lega in consiglio comunale Alessandro Verri: «Nelle banlieue milanesi di San Siro e Corvetto le politiche sociali hanno fallito: non ci sono luoghi di aggregazione e modelli positivi da poter seguire. Qui i ragazzi passano interi pomeriggi e serate su una panchina a ciondolare, bere e fumare e fare le penne con lo scooter. Questo è il modello che hanno i ragazzini: la vita di strada. Il Comune potrebbe intervenire aiutando le associazioni che sono attive nel quartiere ad avere spazi e fondi per percorsi dedicati ai più fragili, progetti con educatori e professionisti». Per Marco Bestetti consigliere comunale di Fdi «Abbiamo ampiamente superato la soglia di guardia, lo Stato non ceda ai violenti e riaffermi la legalità nel quartiere, con un intervento massiccio delle Forze dell'Ordine per bonificare l'area e sgomberare gli abusivi», mentre la consigliera di Fi Deborah Giovanati «l'amministrazione deve investire tutte le risorse possibili per sostenere il terzo settore, che attraverso educazione e aiuto allo studio contrasta la disperazione di tanti giovani».
Non solo, servono anche presidio e controllo del territorio per permettere ai residenti si sentirsi al sicuro: «Propongo anche un gesto istituzionale importante ovvero che gli assessori al welfare e alla sicurezza mettano il loro ufficio in Corvetto e a San Siro, con il preciso mandato di mettere un faro in quelle zona occupandosi anche della piccola manutenzione e del contrasto al degrado».
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