«Siffredi racconta Rocco», in scena agli Arcimboldi (domani, alle ore 21). Siffredi, il porno divo per eccellenza, debutta a teatro per la prima volta e lo fa con uno spettacolo tutto suo, per raccontare in prima persona la sua vita, la sua carriera. Lo abbiamo incontrato negli uffici di Vera Production, la casa di produzione di Paolo Ruffini che ne produce lo spettacolo.
Rocco Siffredi: attore, regista ma anche papà. Ha spiegato il sesso ai suoi figli durante la loro crescita?
«Ci ha pensato, anzi ci pensa mia moglie a fare questo. Diciamo che avendo due figli maschi ho detto già Siffredi è il padre e se si mette pure a spiegare come fare sesso, ciao...».
Non è mai intervenuto nella loro formazione in ambito relazionale...
«Sono intervenuto quando i miei figli erano più grandi: durante il Covid il più grande veniva da me a chiedermi di realizzare dei video per spiegare l'approccio con una donna, la difficoltà nell'iniziare un rapporto e così via; era come se mi dicesse spiega agli altri così imparo io. In modo indiretto ho parlato a loro di sessualità con l'Accademy».
Quindi il motivo della nascita di Accademy è questo?
«Uno dei motivi. Capitava spessissimo che Leonardo, il più piccolo spiasse e sentisse quello che spiegavo agli altri ragazzi e così imparava in modo indiretto».
E invece da che cosa nasce l'esigenza di mettere in scena uno spettacolo sulla sua vita? C'è un legame con la docu-serie «Supersex»?
«La serie tv con Borghi è stata molto fedele alla mia vita ma non ero io a parlare o a essere in video. L'esigenza dello spettacolo nasce dalla voglia di raccontarmi in prima persona. Nello spettacolo non ho voluto autori, ho scritto tutto io».
È stato lei a chiamare il produttore Ruffini o è stato lui a suggerire di fare lo spettacolo sulla tua vita?
«Un insieme di cose. Avevo già pensato allo spettacolo nel 2021, ma non ci credevo perché vedevo il teatro come luogo dove ci stanno solo gli attori, quelli veri. Poi ho visto Mike Tyson a teatro e mi sono detto caspita, anche io voglio raccontarmi e proprio a teatro. Successivamente ho incontrato Ruffini che ha subito colto con intelligenza la mia volontà».
Sua moglie?
«Ad avere l'idea, per prima è stata proprio lei. Spesso mi diceva raccontati a teatro. Lei è stata e sarà sempre fondamentale nella mia vita».
Com'è nata la decisione di inserirla nello spettacolo?
«Nello spettacolo lei interviene interpretando se stessa, come moglie. La decisione in questo senso è nata dopo un litigio in cui mi ha detto chiaramente come sono. Allora le ho detto vieni tu a raccontare, chi meglio di te può descrivere l'uomo, il marito, il padre dietro al personaggio Siffredi».
Stiamo vivendo un momento storico in cui si parla di più di relazioni e di sesso...
«Qualche anno fa, di sesso si parlava di più di oggi. In questo senso vedo una regressione. Ho paura che sia l'ultimo tabù rimasto. Siamo abituati alla violenza di ogni genere ma il sesso ancora ci crea difficoltà».
Quanto è importante l'educazione sessuale e relazionale obbligatorio nelle scuole?
«Io ci spero; ma oggi devo dire la verità, l'educazione sessuale purtroppo non serve più a nulla perché l'abbiamo fatta noi, inconsapevolmente o consapevolmente. Ci vorrebbe un approccio non solo teorico, ma anche pratico».
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