Il tango? Ora si balla anche in pausa pranzo

Il tango? Ora si balla anche in pausa pranzo

Fa bene al fisico e alla mente, aiuta i riflessi e il coordinamento motorio, educa all'amore per la musica e favorisce la nascita di amicizie. Motivi più che sufficienti per giustificare la passione per il tango che negli ultimi dieci anni ha infiammato una città come Milano, dove cresce sempre più il bisogno di socializzazione e di forme di aggregazione sana e costruttiva, magari fuori dai classici circuiti modaioli.
Proprio a Milano aprirà i battenti, a fine mese, un nuovo tempio di questa celebre danza popolare, dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco. Non solo, Epoca Tango - questo il nome del locale, che sorgerà in via Parenzo 7, in fondo al Naviglio grande, sulla ex sede della scuola di teatro Comuna Baires (che si è trasferita in via Brioschi) - sarà anche uno spazio, con una capienza di 250 persone, dove poter ballare il flamenco e la milonga, gustare un piatto della cucina tradizionale argentina, bere un bicchiere e assistere a uno spettacolo. «Vorremmo emulare lo spirito della Catedral di Buenos Aires: un ritrovo di musicisti che comperarono un capannone, lo arredarono in maniera originale, con oggetti presi dalle discariche e dalla strada e lo aprirono ad amici e sconosciuti- dichiara la proprietaria di Epoca Tango, anche lei "tanghera", Sara Vismara - certamente, dal momento che non siamo un'associazione, ma un luogo di pubblico spettacolo, dovremmo rispettare determinate regole architettoniche e di sicurezza. La nostra intenzione, comunque, è quella di creare un ambiente famigliare e accogliente e proporlo anche per eventi e feste, esterni alla nostra organizzazione».
La vera novità della location è che i corsi - che si svolgeranno, dal 24 settembre, tutti i lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 20 - saranno dedicati anche ai ciechi, con l'applicazione del metodo studiato e brevettato dal maestro Germano Scaperrotta. «Del resto, a volte il tango si balla a occhi chiusi - spiega Sara Vismara- e l'esperienza ci ha insegnato che i non vedenti sono più bravi degli altri nell'apprendere passi e movimenti e hanno un forte senso dell'equilibrio, per questo vorremmo farli ballare in coppia con i nostri allievi». A Epoca Tango le danze saranno aperte anche a mezzogiorno - e il ristorante servirà il pranzo - con lezioni diurne, come accade in Argentina. La domenica sarà invece dedicata alla milonga. Ogni sera, dopo le 22.30, seguiranno i balli liberi, con la direzione artistica di Dj Punto y Branca, cui potranno partecipare e assistere tangheri o no, al prezzo di una normale consumazione.
Professionisti, tra cui avvocati, medici, commercialisti, architetti e fotografi, qualche studente universitario e pensionato, compongono il target variegato di chi pratica tango a Milano e, a dispetto della crisi, le iscrizioni negli ultimi tre anni, non sono calate. Senza contare che in città sta sempre più prendendo piede il fenomeno del "Tango illegal" con danze notturne, improvvisate sotto i portici di Piazza Affari o a Moscova.
«L'unica controindicazione del tango è che crea dipendenza e ti spinge a danzare ovunque, anche in mezzo alla strada - dichiara Alejandro Ferrante, argentino, uno dei maestri (con oltre 15 anni di esperienza nel settore) che lavorerà nel nuovo locale - per il resto procura soltanto benefici: dona energia, appagamento e fa bene al cuore. Un chirurgo di Buenos Aires lo faceva ballare, come cura, a tutti i suoi pazienti affetti da disturbi cardiaci».


«In questa città ci vorrebbero meno happy hour e più passi di danza argentina, per ritrovare una dimensione più umana e completa dell'esistenza» conclude Germano Scaperrotta che insieme all'altro maestro, Alejandro Ferrante, spiega che il tango «è adatto a tutte le età, non richiede una particolare predisposizione fisica, se non tanta perseveranza e pazienza nei confronti del proprio compagno, soprattutto da parte della donna che apprende molto prima dell'uomo». In più, «non è caro e, sebbene un'espressione artistica sofisticata, non è per niente elitario».

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