Per qualche commentatore gli effetti del conflitto in Ucraina sono del tutto paragonabili a quelli che ebbe la Prima guerra mondiale: allora come oggi le ostilità paiono destinate a segnare una lunga fase di stop della globalizzazione. L'interdipendenza internazionale potrebbe venire in questo caso sostituita dalla presenza di due blocchi: quello delle democrazie liberali da una parte e quello delle autocrazie (Russia e Cina) dall'altra.
Oltre che sul piano valutario, con un minor peso del dollaro, le ricadute più evidenti si avrebbero sul piano delle cosiddette catene del valore (le diverse fasi di realizzazione di un prodotto): la loro distribuzione geografica verrebbe valutata non più solo in termini economici (produco in questo o quel Paese perché costa meno), ma in termini di rischio geopolitico.
In termini puramente numerici la prima e immediata conseguenza della guerra sarà, come ovvio il crollo delle economie interessate: per l'Ucraina si parla di un Pil destinato a precipitare fino a un -40%, mentre l'effetto delle sanzioni sulla Russia si tradurrebbe in un calo del reddito intorno al 15. Ma gli effetti, dice Adam Tooze, storico dell'economia, docente alla Columbia University, in un articolo appena pubblicato dalla rivista Foreign Policy, saranno più generali. Alla vigilia del Covid, dice, i Paesi con un indebitamento a livelli di rischio erano 33. Alcuni, come Argentina, Libano ed Ecuador, hanno fatto default. Ma nel complesso le conseguenze della pandemia a livello globale non sono state così terribili come si sarebbe potuto temere. Oggi, di fronte a un altro choc, i Paesi con stress da debito sono qualcuno in più che nel recente passato. Il problema è che tutti si trovano di fronte una situazione ben peggiore che nel 2019: a cominciare da aspettative inflazionistiche più alte e da più alti tassi di interessi.
Le conseguenze sulla stabilità anche di Paesi importanti come Pakistan o Tunisia, o per realtà come lo Sri Lanka, oggetto di un serrato corteggiamento cinese, potrebbero essere devastanti.
Anche su queste vicende, però, potrebbe riflettersi la nuova realtà del mondo tornato bipolare come nella Guerra Fredda. La Tunisia, per esempio, difficilmente verrebbe lasciata dall'Occidente al suo destino. Troppo pericoloso, vista la crescente influenza russa sulle vicine Libia e Mali.
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