Taxi fermi in tutta Italia contro il piano Bersani

Sciopero nazionale l’11 luglio. Già ieri proteste a Milano. Gli autisti di Bologna e Firenze: «Bloccheremo l’Appennino»

Emanuela Fontana

da Roma

A due mesi dal giuramento, per il governo Prodi arriva il primo sciopero con corteo di massa. La categoria non è tra le più inclini all’agitazione, ma quando lo ha fatto ha paralizzato intere città, come Roma o Milano. Questa volta, l’11 luglio, lo sciopero però sarà nazionale. Il tempo di leggere il contenuto del decreto legge sulla competitività varato dal Consiglio dei ministri che prevede la liberalizzazione delle licenze su decisione dei Comuni, e i principali sindacati dei tassisti hanno proclamato la protesta collettiva, comunicando data e orari alla commissione di Garanzia sugli scioperi. Di tutte le categorie toccate dal decreto, i tassisti sono stati i più veloci a portare in piazza la protesta. La Confcommercio, invece, per ora chiede un tavolo di confronto sui contenuti del pacchetto Bersani.
Lo sciopero dei tassisti andrà in scena tra nove giorni, ma si stanno moltiplicando in tutta Italia iniziative spontanee di protesta. Le auto bianche, di fatto, sono già in rivolta. «È difficile tenerli», ammettono i rappresentanti sindacali. Nelle principali città molti tassisti hanno organizzato assemblee improvvisate, e a Milano, in particolare, si sono rifiutati di caricare i passeggeri negli aeroporti di Linate e Malpensa, alla stazione Centrale e a quella di Cadorna. Nello scalo cittadino la protesta ha reso molto difficoltosa la circolazione e i radiotaxi si rifiutano di prendere prenotazioni anche per la giornata di oggi, quando si prevedono nuovi picchetti che, come accaduto ieri, impediscono di caricare passeggeri a chi vuol lavorare. In compenso fanno affari d’oro gli abusivi che chiedono anche 100 euro per una corsa in centro contro i 15 della tariffa ordinaria.
Una giornata di quasi paralisi sarà quella di mercoledì, quando a Roma è organizzata l'assemblea nazionale della categoria, al Circo Massimo. La decisione è arrivata al termine di un sit-in che si è svolto venerdì notte nella capitale, dopo la partita dell’Italia, in piazza della Repubblica. Le organizzazioni sindacali hanno tentato di convincere gli iscritti a non assumere iniziative autonome, perché in molti erano intenzionati ad avviare lo sciopero immediatamente dopo la firma del decreto da parte del Consiglio dei ministri. «Sono tutti arrabbiatissimi, è difficile tenere calma la categoria - racconta Loreno Bittarelli, presidente dell’Unione dei radiotaxi d’Italia -. I più arrabbiati sono i colleghi delle regioni rosse, quelli che hanno votato Prodi. A Firenze e a Bologna stanno pensando di bloccare l’Appennino».
Ma i leader invitano a pazientare ancora, fino all’assemblea al circo Massimo dove sono convocati, in teoria, 10mila tassisti, tutti gli iscritti ai radiotaxi del Paese.

«Mercoledì - spiega Bittarelli - decideremo tutte le forme di lotta da intraprendere per contrastare questo decreto propinato in maniera non democratica, al contrario di quello che ci aveva promesso Prodi in campagna elettorale: che qualsiasi riforma della categoria sarebbe stata concertata con noi. La situazione è tesa, dobbiamo aspettarci di tutto, ma noi invitiamo alla calma».

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