Dovrebbe piacere agli italiani il piglio con cui il presidente Berlusconi ha parlato a Cernobbio a un gruppo di operatori economici. Il Paese è stanco del teatrino alimentato da una parte e dall'altra della politica italiana, nella maggioranza come nell'opposizione. Mentre non sono pochi né facili i problemi da risolvere nel Paese, i partiti indugiano in riti incomprensibili che generano stanchezza ed estraniazione. In particolare, l'elettorato che nel 2001 sostenne la Casa delle libertà raggruppata sotto la leadership berlusconiana non riesce a capire come e perché i partner della coalizione passino il loro tempo a distruggere quel rassemblement così generosamente premiato dagli italiani.
È proprio in queste ore che Pierferdinando Casini e Marco Follini stanno portando a termine la strategia dello strappo da tempo messa in cantiere. I centristi dell'Udc sono convinti che la Casa delle libertà perderà le elezioni, e quindi si muovono per costruire una diversa ipotesi politica centrata sulla discontinuità della leadership di Berlusconi. Se è difficile dire dove andranno a parare, se resteranno nel centrodestra, se tenteranno un'avventura centrista, o se si metteranno in marcia verso altre soluzioni coinvolgenti una parte del centrosinistra, è tuttavia chiaro che la loro è una sfida al premier con tutto quel che ha rappresentato e tuttora rappresenta: l'unità della Casa delle libertà, la leadership del centrodestra, e la possibilità di una nuova vittoria elettorale nel 2006 nel quadro bipolare.
È per questo che Berlusconi fa bene a raccogliere la sfida dell'Udc e rispondere a tono. Di fronte alle manovre più o meno oscure e ai conflitti più adombrati che espressi, il peggiore atteggiamento sarebbe lasciar correre, inseguire le mezze mediazioni, e lavorare per linee sotterranee. È ciò che gli elettori non tollerano più. Se c'è contrasto politico tra l'Udc e le altre forze della Casa delle libertà, se Casini si contrappone a Berlusconi, cosa che ha il diritto di fare, è doveroso che tutto avvenga alla luce del sole per cui ciascuno possa conoscere progetti, strategie e obiettivi dei contendenti e sia in grado di giudicare.
Berlusconi, a riguardo, è stato chiaro, chiarissimo. La legislatura non può e non deve essere interrotta non solo perché il voto popolare ha legittimato questa maggioranza e questo governo, ma soprattutto perché è in ballo la legge finanziaria che è obbligo costituzionale e strumento fondamentale nell'azione di governo. La compagine governativa non deve essere cambiata perché la sua legittimità deriva dalla fiducia del Parlamento e, prima ancora, del popolo sovrano: se l'Udc ritiene di provocare una crisi, è bene che se ne assuma la responsabilità e ne sopporti le conseguenze. Da ultimo, ancora più importante, non c'è spazio per una riforma proporzionale che potenzi quei partiti e partitini sotto il 10% che utilizzano la loro utilità marginale per far venire il singhiozzo a maggioranza e governo. La sfida tra Udc e Berlusconi è aperta. Quale che siano i giudizi, è un bene per la democrazia italiana che le cose si chiariscano, non solo per l'oggi ma soprattutto per il domani.
m.teodori@agora.it
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