A 50 anni dalla storica missione Apollo 11, segnata in maniera indelebile dalla passeggiata di Neil Armstrong sul suolo della Luna, la Nasa si prepara a ritornare sul satellite. E questa volta con un obiettivo ancor più ambizioso.
Il piano dell’Agenzia americana prevede, infatti, di giungere entro il 2021 sul vicino corpo celeste che sarà usato, poi, come una sorta di trampolino di lancio per esplorare il ben più lontano Marte. A sbarcare per primo, però, non sarà un uomo ma un robot.
A guidare il programma spaziale "Commercial Lunar Payload Services" (Clps) sarà Steve Clarke, nominato amministratore per l'Esplorazione.
I tempi sono piuttosto stretti e non si può lasciare nulla la caso; per questo il mondo scientifico e le industrie sono già al lavoro per mettere a punto nuove tecnologie al fine di portare sul satellite tutti gli strumenti e le macchine necessarie per organizzare l'avamposto per i futuri equipaggi umani.
Contemporaneamente si sta lavorando al progetto della creazione di una stazione spaziale in orbita lunare chiamata Lunar Orbital Platform-Gateway, la cui realizzazione dovrebbe iniziare nel 2022. Questo programma dovrebbe coinvolgere i partner dell'attuale Stazione Spaziale Internazionale, cioè le agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa), Russia (Roscosmos), Giappone (Jaxa) e Canada (Csa).
"La nuova stazione spaziale ci darà una presenza strategica nello spazio cislunare. Orienterà la nostra attività con i partner commerciali e internazionali e ci aiuterà ad esplorare la Luna e le sue risorse” ha affermato William Gerstenmaier, amministratore della Nasa per l'Esplorazione Umana.
Si guarda, inoltre, con
trepidante attesa anche al passo successivo rappresentato dal veicolo interplanetario chiamato Deep Space Transport che trasporterà gli equipaggi umani e sarà considerato un vero trampolino per l'esplorazione di pianeta rosso.
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