Rivoluzione documenti: dalla patente al fascicolo sanitario, cosa cambia

Il ministro Vittorio Colao spinge per la digitalizzazione di tutti i nostri documenti, da quelli di identità al fascicolo sanitario. Saranno validi in tutta Europa e favoriranno la cultura digitale

Rivoluzione documenti: dalla patente al fascicolo sanitario, cosa cambia

Carta di identità, patente, tessera elettorale, fascicolo sanitario e altri documenti personali entreranno in un portafoglio digitale che avrà valore in tutta Europa. Queste le intenzioni del ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, Vittorio Colao.

Un’innovazione degna di un paese che va verso la digitalizzazione e, secondo lo stesso ministro, si tratta di un percorso che non potrà essere interrotto neppure dagli esecutivi che si succederanno alla guida della nazione.

Il punto di vista di Colao

Il ministro immagina una naturale evoluzione degli strumenti digitali che già utilizziamo: l’app IO per dialogare con la pubblica amministrazione, le app messe a disposizione dagli enti e dalle istituzioni pubbliche e non da ultimo Immuni, utilizzata durante i mesi della pandemia da Covid-19.

Il dialogo con i suoi omologhi europei è aperto e l’obiettivo, per usare le parole dello stesso Colao, è quello di creare una “Schengen digitale”, affinché il portafoglio digitale sia riconosciuto in tutti gli Stati dell’Unione a prescindere dal paese Ue che li ha emessi.

I rischi e le opportunità

Quella digitale è una cultura come ogni altra e occorre che le autorità sappiano come muoversi, che comprendano in quale modo introdurre questo tipo di servizi: tutti insieme o uno alla volta? Applicarle ai nuovi nati e coprire così tutta la popolazione nell’arco di una generazione oppure cominciare da subito? E, in questo, estenderla immediatamente ai cittadini di tutte le età?

Inoltre, occorre che venga profuso sforzo per fare comprendere bene ai cittadini come viene protetta la loro privacy, come vengono usati i loro dati e chi ha il permesso di consultarli. Si tratta di un cambiamento epocale e, come tale, occorrono misure concrete, intelligenti e occorre agire con cautela e prudenza.

I vantaggi sono innumerevoli, soprattutto per quanto riguarda il fascicolo sanitario, che diventerebbe un lasciapassare per le più evolute tecnologie nel campo della sanità, con persino ricadute positive sulle diagnosi e quindi su eventuali periodi di degenza, oltre a permettere risparmi notevoli sia per i singoli sia per il sistema sanitario nazionale.

Avere tutte le informazioni sanitarie in un unico database è prezioso: vaccinazioni, patologie pregresse, storico degli interventi chirurgici subiti, reazioni allergiche, ricette mediche, farmaci assunti (e qualsiasi altra informazione) è di enorme vantaggio per chi dovesse, per esempio, essere ospedalizzato in stato di incoscienza ma, ancora prima, permetterebbe alle Intelligenze artificiali già in uso nei sistemi sanitari, di essere più pertinenti e incisive nel formulare diagnosi. Questa è un’eventualità di cui si parla da tempo e su cui le autorità preposte si stanno spendendo con fervore.

Le tecnologie più recenti, su tutte quelle legate alle Intelligenze artificiali e ai Big data, hanno effetti prorompenti e non sempre positivi, gran parte della differenza la fa il modo in cui sono implementate e la filosofia con cui vengono adottate. Ogni tecnologia moderna ha un rovescio della medaglia che va soppesato prima di ogni altra cosa dal punto di vista etico.

Quindi, benché sia una novità molto positiva, oltre alle parole, servono i fatti: il ministro – o chi per lui – spieghi come si vuole procedere e come i dati verranno utilizzati e

consultati. Soltanto dopo si potrà parlare di vera innovazione tecnologica. La digitalizzazione è un processo, e come tale va trattato, con delle fasi, con dei test, con dei piani B da attuare se necessario.

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