Teheran - Ancora tensioni a Teheran. Mentre la televisione di Stato iraniana ha reso noto che sono più di 15 le persone morte negli scontri avvenuti domenica nella capitale, dove l’opposizione ha sferrato la maggiore sfida al regime dal giorno delle elezioni presidenziali, non si ferma la macchina della repressione. Dopo aver arrestato due consiglieri di Moussavi, le autorità iraniane hanno fatto irruzione oggi nella Fondazione Baran, dell’ex presidente riformista Mohammad Khatami, dove hanno arrestato due suoi collaboratori, tra cui un ex ministro, e sequestrato numerosi documenti.
Arrestati i consiglieri di Moussavi Le autorità iraniane hanno arrestato oggi Mohammad Baghriyan e Ghorban Behzadian-Nejad, due stretti consiglieri di Mir-Hossein Mousavi, uno dei leader del movimento riformista. Secondo il sito web dell’opposizione Rah-e Sabz, la polizia stamane avrebbe arrestato anche Emad Baghi, noto attivista iraniano per i diritti umani in Iran, e l’ex ministro degli Esteri, Ebrahim Yazdi. Nei drammatici eventi di ieri, la polizia iraniana ha arrestato almeno 300 dimostranti, stando a quanto hanno riferito fonti dell’opposizione. Le autorità stamane hanno ammesso che 15 persone sono morte negli scontri, tra i quali figura anche il nipote di Mousavi, Seyyed Ali Mousavi, morto a causa di un colpo d’arma da fuoco.
I funerali del nipote di Moussavi Dovrebbero svolgersi oggi, secondo quanto riportato dalla Bbc online, i funerali di Seyed Ali Moussavi, nipote del leader dell’opposizione iraniana, Mir Hossein Moussavi. Il giovane, secondo il sito online di Moussavi, sarebbe stato ucciso da un proiettile nella schiena, sparato dalle forze di sicurezza iraniane che disperdevano le manifestazioni di ieri a Teheran. I funerali potrebbero trasformarsi in una nuova occasione di proteste contro il regime del presidente Mahmoud Ahmadinejad.
L'arresto del dissidente Yazdi Intanto non si ferma la macchina della repressione. All’alba è stato arrestato una delle voci critiche del regime, Ebrahim Yazdi, che era stato vice-premier e ministro degli Esteri nel primo governo dopo la rivoluzione del 1979: lo ha riferito un sito internet, secondo cui le forze dell’ordine sono arrivate intorno alle tre di notte a casa dell’uomo politico e lo hanno portato via. E intanto uno dei leader dell’opposizione, Mehdi Karroubi, ha criticato il regime per aver represso le manifestazioni nel giorno dell’Ashura, la più importante e sacra del calendario islamico sciita, in cui si commemora l’assassinio nell’anno 680 del terzo imam, Hossein, nipote del profeta Maometto. "Perchè questa festa religiosa non è stata rispettata dai governanti?", si è chiesto Karroubi che nel ballottaggio del 12 giugno giunse quarto.
Condanna unanime al regime La Casa Bianca ha condannato "la
repressione violenta e ingiusta di civili che cercano di
esercitare i loro diritti universali in Iran". Leggendo una breve dichiarazione dalle Hawaii, dove si trova in vacanza per qualche giorno, Obama ha chiesto la scarcerazione delle persone "ingiustamente arrestate" in Iran. Secondo il presidente degli Stati Uniti le dure reazioni come quella delle autorità di Teheran in questi giorni "si verificano quando i governi temono di più le aspirazioni del proprio popolo più del potere delle altre nazioni". Obama chiede "al governo iraniano di rispondere agli obblighi internazionali in materia di rispetto dei diritti del proprio popolo", aggiungendo che "sono fiducioso del fatto che la storia sarà accanto a chi cerca giustizia".
Stessa fermezza anche dalla Farnesina: "La salvaguardia
della vita umana costituisce un valore fondamentale che va difeso
ovunque ed in qualsiasi circostanza. Dalla Farnesina si auspica
quindi che la dialettica fra governo ed opposizione in Iran
possa svilupparsi in un quadro di pieno rispetto dei diritti
umani universali, tra i quali in particolare il diritto alla
vita deve rimanere a tutti gli effetti imprescindibile". Oltralpe, poi, il ministero degli Esteri
francese rende "omaggio al grande coraggio che onora il popolo
iraniano" e condanna "gli arresti arbitrari e le violenze
commesse contro semplici manifestanti, scesi in piazza per
difendere i loro diritti alla libertà di espressione e le loro
aspirazioni alla democrazia".
I Pasdaran: "Stroncheremo la protesta" I Guardiani della
rivoluzione iraniana (Pasdaran) e i basiji (miliziani islamici
affiliati ai Pasdaran) hanno detto oggi di essere "totalmente
pronti" a intervenire per stroncare le proteste
anti-governative.
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