«Ten C, il military chic per gli imperatori d'oggi»

Prendi i capi più espressivi del guardaroba military-chic contemporaneo, affidane la rilettura a due designer come Alessandro Pungetti e Paul Harvey, scegli un materiale che alla tecnologia aggiunge il sapore, producili totalmente in Italia perché ogni pezzo possa essere il massimo della sua espressione artigianale e arrivi a Ten c, un progetto decollato solo due anni fa ma con una storia che vale la pena di essere raccontata.
A partire dal significato del suo nome: «The emperors new clothes» ossia, i nuovi vestiti dell'imperatore. E chi sono gli imperatori di oggi? Sono consumatori che non solo capiscono e apprezzano l'unicità di un prodotto ma se lo possono economicamente permettere. Parliamo di qualcosa che dura nel tempo e che, come il jeans del cuore, più invecchia più diventa bello.
In totale 17 modelli che starebbero da dio su Angelina Jolie e su Brad Pitt piuttosto che su George Clooney o Daniel Day-Lewis ma che fanno perdere la testa anche a uomini e donne che amano una moda fatta di verità. «Abbiamo venduto la collezione primavera-estate 2013 ai 120 negozi più belli del mondo e questo ci rende particolarmente orgogliosi» dichiara Enzo Fusco, presidente della FGF Industry che produce e distribuisce la collezione Ten c di cui è anche socio. E se si considera che l'80 per cento delle vendite è stato effettuato all'estero dove addirittura pagano prima di ricevere il prodotto, l'orgoglio aumenta e consente di fronteggiare il difficile momento del mercato interno. «I negozi lavorano poco e di conseguenza non pagano: non siamo messi bene. Se la politica non si dà una mossa per far ripartire l'economia sono guai seri», spiega il designer imprenditore esperto di stile vintage militare con un archivio di oltre 10 mila capi scovati in tutto il mondo.
Il credo di questa nuova linea che sta conquistando gli intenditori di tutte le età, non sta solo nella bellezza del suo tessuto OJJ, un'esclusiva microfibra made in Japan che nel tempo assume una patina rivelatrice della nostra storia, ma nell'essenza stessa dei modelli che rappresentano l'architrave dello stile. L'anorak, tipico indumento inventato dagli Inuit Caribou del Canada, è un archetipo dell'abbigliamento funzionale e protettivo: fatto come un pullover, è chiuso da una zip. E poi c'è la Dress Jacket, nata negli anni '40 col doppio ruolo di giacca militare e uniforme da parata, il Parka utilizzato per prima dall'esercito americano come protezione durante la guerra di Corea e poi adottato negli anni Sessanta dai Mods inglesi per andare in scooter. Bellissimi sono anche la Freezer II, una giacca usata dagli studenti di Eton, la Field Jacket che nasce negli anni Quaranta e viene utilizzata dall'esercito americano durante la guerra del Vietnam, il Trench Coat, un classico capo lungo e impermeabile portato dagli ufficiali durante la prima guerra mondiale e la Snow Smock nata per essere sovrapposta ad altri indumenti in tempo di neve o comunque d'inverno tostissimo. C'è la possibilità di personalizzare o meglio «customizzare» il proprio pezzo imperiale come si fa per la motocicletta. Lo si dota di un interno scelto fra i tre disponibili sia in tinta unita sia fantasia: in piuma, in piuma e montone o in piuma e lana.
Ogni interno si accorda perfettamente con l'esterno. Ma se il tessuto viene tinto in capo gli effetti cromatici sono ancora più suggestivi.

«I colori più venduti sono il blu, il nero e il verde militare» spiega Fusco sottolineando come nella top ten del gradimenti ci sia anche la declinazione del kaki con una bellissima tonalità di ghiaccio e di biscotto. E per gente disposta ad avere il meglio sborsando mediamente fra i 700 e i 1.800 euro a seconda delle accoppiate tra i vari materiali, sono irresistibili anche tonalità come l'arancio, il rosso e il bluette.

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