Il tentato omicidio di Bordighera: Federica cercò killer nei locali gay

Prima di mandare l’amica Chiara a uccidere la madre, la ragazza aveva provato ad assoldare l’assassino in città. La scelta era infine caduta su una coppia di pakistani che all’ultimo istante si sono tirati indietro e l’hanno ricattata

Il tentato omicidio di Bordighera: 
Federica cercò killer nei locali gay

Chiara e Federica, le prime "amanti diaboliche" al femminile. Unite per la vita e per la morte, quella della mamma di Federica, troppo ossessiva nel pretendere la laurea della figlia. E soprattutto con un bel patrimonio da lasciare in eredità. Inizia così la ricerca del killer, sullo sfondo di una Milano notturna, tra locali omosessuali, stranieri, personaggi "borderline". Fino all’individuazione di due gay pakistani, ora attivamente ricercati, che poi però si tirano indietro e iniziano a ricattare Federica. Costringendo Chiara a intervenire direttamente. E maldestramente. La ragazza è entrata l’altra mattina in azione, armata di batticarne e coltello, aggredendo la donna nella sua abitazione. La vittima ha reagito e messo in fuga l’aspirante assassina che, arrestata, ha confessato tutto e tirato in ballo l’amica.
Federica Bellone, 26 anni, è cresciuta a Bordighera, dove mamma Paola Berselli, 56 anni, si era trasferita da Milano per curare i propri affari. All’inizio un albergo, poi alcune proprietà immobiliari. Dopo il liceo, la figlia si trasferisce a Imperia per frequentare giurisprudenza. Ma con scarso impegno. Inventa esami mai fatti e infine la laurea. Un evento che mamma Paola decide di festeggiare invitando amici e parenti.
Infilando in un angolo la figlia che a sua volta mette sotto pressione l’amica Chiara Cortese Pellin, 29 anni, nativa di Cuneo, dove vivono tuttora genitori e sorella. Qualche anno fa decide di lasciare la provincia piccola e pettegola per rifugiarsi nell’anonimato della grande città. Fa base in un condominio di Gallarate, in provincia di Varese, dove si mantiene facendo la baby sitter e assistendo anziani, si impegna come volontaria nella Croce Rossa e frequenta con assiduità Milano. Ben presto Federica si trasferisce da lei anche se nei fine settimana entrambe sono a Bordighera da mamma Paola. E intanto preparano il loro piano diabolico che comincia a prendere forma quando incontrano i due pakistani. La comunità gay milanese ha come ritrovi una ventina di bar, altrettanti locali più una decina di club privati. Qualcuno riservato solo a donne o uomini, la maggior parte come il Rhabar sui Navigli, il Borgo del Tempo Perso al Corvetto, o il Black Hole di corso XXII Marzo, con clientela mista, gay e lesbo. Una notte dopo l’altra passata setacciando discoteche e locali equivoci, fino all’incontro con l’assassino ideale: straniero e con gran bisogno di soldi. È un pakistano che subito coinvolge anche il fidanzato, salvo poi tirarsi indietro e iniziare a ricattare la ragazza: "Trentamila euro o spifferiamo tutto alla polizia". A questo punto la necessità di uccidere mamma Paola diventa impellente, e Chiara decide che non può lasciare sola l’amica: "Ci penso io". L’epilogo è farsesco.

Chiara fallisce l’agguato, viene arrestata, confessa tutto, coinvolgendo Federica e i due pakistani. Tirati così pesantemente in ballo dovranno rispondere a parecchie domande degli investigatori da un paio di giorni sulle loro tracce.

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