Termini, Scajola convoca i sindacati

Dopo le parole del ministro("Sarebbe folle lasciare") la vertenza per lo stabilimento della Fiat riparte lunedì. Quattro buone ragioni per chiudere. Ecco perché una Fiat fatta in Sicilia ci costa di più

Termini, Scajola convoca i sindacati

Palermo - La vertenza Fiat di Termini Imerese si sposta al ministero per lo Sviluppo economico, dove i sindacati sono stati convocati per lunedì prossimo dal ministro Claudio Scajola che ha ammonito il Lingotto: "Folle lasciare". La lettera di convocazione, dice il segretario provinciale di Palermo dell Uilm, è arrivata stamane. Giovedì scorso i sindacati, durante la visita di Scajola a Termini Imerese, avevano chiesto al ministro di essere ricevuti prima dell'1 dicembre, data di apertura del tavolo con l'azienda.

"Non ci sono ragioni perché la Fiat lasci Termini Imerese e non è il caso di cominciare una 'guerra tra poveri', perché l'obbiettivo finale deve essere quello di far crescere la produzione dell'auto in Italia". Lo afferma il segretario della Uilm di Palermo, Vincenzo Comella, che sottolinea la disponibilità del sindacato a trattare sull'utilizzo degli impianti e sulla flessibilità. "Nella fabbrica siciliana - aggiunge - ci sono le condizioni per continuare la produzione dell'auto, basta che ognuno faccia la propria parte. Il governo nazionale deve concertare con la Fiat un obbiettivo di produzione in Italia, che sia almeno di un milione e mezzo di vetture l'anno, il minimo per saturare la capacità di tutti gli stabilimenti. Il governo regionale, invece, porti all'approvazione dell'Ars quanto prodotto in un documento di giunta lo scorso 20 novembre, dove si stabiliva come forma d'aiuto la leva del credito di imposta".

"La Fiat- sottolinea il sindacalista - assegni al nostro stabilimento una nuova missione produttiva, anche se già l'abbiamo sottoscritta il 9 aprile 2008". "Nel 2002 - conclude - siamo passati dal Tmc uno al Tmc due, ovvero a una metrica diversa sulla linea di produzione, per essere più competitivi". 

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