Primi effetti del ciclone che si è abbattuto sul Palazzo di Giustizia di Palermo con l'indagine sul giudice Silvana Saguto, magistrato di punta dell'antimafia incaricata di curare il sequestro dei beni ai boss. La Saguto lascia infatti l'incarico di presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, proprio in seguito al ciclone giudiziario culminato mercoledì scorso negli avvisi di garanzia e nelle perquisizioni, anche al tribunale. Un modo, le dimissioni della Saguto, per togliere dall'imbarazzo anche i colleghi e permettere il funzionamento di una sezione cruciale. Ma anche un escamotage per il magistrato avere le mani libere e difendersi più agevolmente, visto che l'inchiesta della Procura di Caltanissetta (competente per i giudici del distretto di Palermo, ndr) coinvolge anche la sua famiglia. Indagato con lei, infatti, è il marito ingegnere, Lorenzo Caramma, che è stato consulente del terzo indagato di questo caso che assesta l'ennesimo duro colpo all'antimafia, l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, amministratore giudiziario di punta della gestione Saguto - a lui gli incarichi più importanti e anche remunerativi - e re della gestione dei beni confiscati.
A confermare le dimissioni dall'incarico della Saguto - che comunque resta al Tribunale con altro incarico - è stato il presidente del Tribunale di Palermo Salvatore Di Vitale, che »ha preso atto della disponibilità della dottoressa Saguto ad essere destinata ad altra sezione del Tribunale. Questa determinazione -spiega il magistrato all'Adn Kronos -intende tempestivamente garantire la continuità e la piena funzionalità di un organo giudicante, da anni centrale nella strategia di contrasto dello Stato alla criminalità mafiosa. Il provvedimento mira anche ad agevolare i doverosi accertamenti in corso -spiega ancora Di Vitale- che potranno svolgersi in un clima di serenità idoneo a favorire più dettagliati approfondimenti». Al posto della Saguto guiderà la sezione misure di prevenzione il giudice Mario Fontana.
La Saguto ha già chiesto di essere ascoltata dai colleghi di Caltanissetta e ha respinto tutte le accuse: «Nessun dubbio sul mio operato, chiarirò tutto».
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