"Dovevamo uccidere, tagliare teste". L'interrogatorio dei terroristi di Hamas

Le agghiaccianti ammissioni dei terroristi di Hamas catturati dalle forze israeliane: "Dovevamo rapire il maggior numero di persone". Le confessioni raccontano di brutali uccisioni, stupri e torture inflitte ai civili

"Dovevamo uccidere, tagliare teste". L'interrogatorio dei terroristi di Hamas
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L'ordine era di "uccidere, tagliare le teste, mutilare e rapire i civili". E così hanno fatto. I terroristi di Hamas catturati dalle forze israeliane durante l'attacco nei kibbutz del 7 ottobre scorso hanno raccontato così il loro piano di morte in nome di Allah e della Palestina. In un caso avrebbero avuto anche ricevuto il permesso di "stuprare il cadavere di una ragazza". Senza pietà. Nei video diffusi dall'esercito israeliano e ripresi dai media locali, sette militanti di Hamas ammettono le brutalità commesse durante la loro incursione, spiegando di aver ricevuto un vero e proprio mandato del terrore. "Dovevamo rapire il maggior numero di persone".

A Gaza - hanno riferito i fondamentalisti negli interrogatori - "chiunque porti un ostaggio riceve una paga". Ovvero: "Un appartamento e 10.000 dollari. Così che funziona nelle brigate al Qassam, perché volevano il maggior numero di ostaggi". Domande e risposte si alternano in quello che è un vero e proprio racconto dell'orrore. Per non condizionare questi interrogatori, annota l'Ansa, la procura di Israele ha deciso di innalzare a 90 i giorni di detenzione per i membri di Hamas senza consentire loro l'accesso a un difensore. Nei video, i terroristi compaiono su una sedia in uffici anonimi, tra scrivanie e fotocopiatrici. Qualcuno ha le manette ai polsi, uno di essi indossa una maglietta bianca sporca di sangue. A torchiarli, gli agenti dello Shin Bet (l'intelligence israeliana) o della polizia, che tuttavia non compaiono mai.

I colloqui sono in lingua araba, il clima - almeno per quel che si vede e in apparenza - sembra tranquillo. Le domande tuttavia sono incalzanti e precise. Di quale gruppo fai parte? "Hamas". Quale braccio? "Qassam". E ancora: qual era la tua missione? "Infiltrare la postazione militare di Sufa". E poi nei kibbutz. "L'ordine riguardo ai civili era di uccidere gli uomini e catturare le donne, gli anziani e i bambini", ammette l'arrestato con una freddezza che sconcerta. Seguono domande sull'identità degli obiettivi prefissati. E il terrorista fa capire che l'azione di morte era pensata proprio per fare una strage. "Uomini civili, uomini soldati...". Senza particolari distinzioni. In alcuni interrogatori divulgati dalle autorità israeliane si parla anche di civili torturati.

La missione di un altro fondamentalista di Hamas - viene spiegato - era invece quella di "ripulire" il kibbutz di Kfar Aza, uno dei più colpiti. Il terrorista doveva "svuotarlo, svuotare le case". "Ho visto una donna sul pavimento, ho pensato che fosse morta e non mi sono avvicinato. Il suo cane è uscito per strada, gli ho sparato", racconta un altro ancora. Il più giovane dei catturati, seduto al centro di una stanza, parla del gruppo e mai in prima persona, quasi a voler prendere le distanze. Quasi a fingere un distacco che nella violenza di quella strage non c'è in realtà mai stato.

"C'era una ragazza di 15-16 anni. Loro volevano farsi un selfie con lei, un altro ha detto di spararle. Gli altri hanno detto: non ucciderla, rapiscila. Poi si è fatto un selfie e l'ha portata via in moto", dice. E poi: "Ho sparato alla testa di un uomo già morto. Mi hanno rimproverato perché avevo sprecato le pallottole, perché servivano a uccidere i civili". A conclusione dei filmati, i prigionieri vengono incalzati da chi li interroga.

"Queste azioni sono come quelle dell'Isis?". "Sì. Ci hanno ingannati". E alla richiesta di dare un nome a quegli ingannatori, uno degli interrogati dice: "Tutti. Sinwar, Deif, Haniyeh, tutti i capi di Hamas. Ci hanno abbandonato".

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