Massoud: "L'Italia non dimentichi i suoi caduti in Afghanistan. Ora ci aiuti contro i talebani"

A tre anni dal ritorno al potere dei talebani in Afghanistan, abbiamo intervistato Ahmad Massoud

Massoud: "L'Italia non dimentichi i suoi caduti in Afghanistan. Ora ci aiuti contro i talebani"

Il volto di Ahmad Massoud non è solcato da decenni di guerre combattute sulle montagne afghane e dal tempo, come quello di suo padre. Eppure lo ricorda in tutto. Gli occhi, profondi e scuri. La barba e, soprattutto, lo sguardo. Perché il sangue è lo stesso, così come la volontà di resistere fino alla fine. Anche oggi che sono passati tre anni da quel 15 agosto in cui i talebani sono tornati al potere mentre l’Occidente abbandonava l’Afghanistan dopo averlo sedotto, occupato e, infine, abbandonato. Oggi a guidare la resistenza contro gli studenti del Corano resta solo Massoud perché, di questo martoriato Paese, non importa più nulla a nessuno.

Generale, sono passati tre anni da quando l'Occidente ha abbandonato l'Afghanistan. Qual è la situazione attuale?

Dopo il ritiro irresponsabile delle forze straniere, l'Afghanistan è stato colpito da crisi umanitarie e politiche profonde e imprevedibili. Il destino del Paese e di milioni di persone è stato lasciato nelle mani del gruppo terroristico dei talebani, dell'Isis e di oltre venti altri gruppi terroristici. Il regime dei talebani ha commesso gravi violazioni dei diritti umani, il popolo afghano non ha più alcuna sicurezza e militari ed ex dipendenti governativi sono perseguitati e uccisi quotidianamente. Donne e ragazze sono state private di tutti i loro diritti, incluso quello all'istruzione e al lavoro, e sono state completamente escluse dalla società, senza alcuna possibilità di attività educative, sociali o politiche. Inoltre, le infrastrutture economiche del Paese sono state distrutte e il popolo afghano è provato da una grave povertà, da carenza di cibo e da una pesante crisi sanitaria. Nel frattempo, milioni di persone sono fuggite dal Paese: recentemente le Nazioni Unite hanno pubblicato alcune statistiche che affermano che oltre 8 milioni di persone sono fuggite dall'Afghanistan dopo l'ascesa dei talebani e questo numero continua ad aumentare. Oggi l'Afghanistan, sotto il controllo dei talebani, è diventato un grande campo di addestramento e un rifugio sicuro per oltre venti gruppi terroristici regionali e globali. Se non verrà controllata, questa situazione potrebbe presto provocare la più grande catastrofe della storia.

Pensa che tutto sia perduto? O c'è ancora qualcosa che si può fare?

Nonostante tutte le condizioni critiche e le sfide, la speranza è ancora viva. Sono passati tre anni dalla cessione del potere ai talebani e, in questo periodo, le cose non sono andate come speravano loro e i loro sostenitori. La natura terroristica di questo gruppo è diventata chiara a tutti e le violazioni dei diritti umani in Afghanistan sono state notate a livello globale. I talebani non solo non hanno interrotto i loro legami con altri gruppi terroristici, ma sono diventati un rifugio sicuro per tutti gli estremisti della regione. Questo è ormai noto a tutto il mondo. Contro questo regime terroristico, fin dal primo giorno si è formata una resistenza popolare in Afghanistan. Una resistenza che ha riportato in vita le speranze perdute. Le forze liberatrici del Fronte di Resistenza Nazionale hanno esteso la loro presenza in molte parti dell'Afghanistan e combattono attivamente contro i talebani in più di venti province del Paese per creare un sistema giusto e democratico. Pertanto, crediamo di poter ancora sperare in un Afghanistan libero, indipendente e con lo stato di diritto. Ci sono ancora molte cose che possiamo fare, con il supporto e l'impegno del nostro popolo, per raggiungere questi obiettivi e trasformare queste speranze in realtà.

Il ritiro degli americani, la fuga dei civili: a tre anni dal ritorno dei talebani in Afghanistan 3

Pensa che l'Occidente abbia ingannato il popolo afghano?

L'Occidente ha agito in base ai propri interessi. Tuttavia, alcune politiche di Paesi specifici, in particolare riguardo al sostegno e agli impegni verso il popolo afghano, sono state messe sotto pressione. Il ritiro improvviso e irresponsabile delle forze occidentali dall'Afghanistan, accompagnato da aiuti settimanali per un valore di oltre 40 milioni di dollari ai talebani, e il silenzio dell'Occidente di fronte alle diffuse violazioni dei diritti umani nel Paese, hanno portato a una diminuzione della fiducia pubblica e a un sentimento di insoddisfazione tra la nostra gente. Guardi questa situazione: ora in Afghanistan ci sono due gruppi contrapposti, milioni di persone senza sicurezza, benessere, comfort e diritti da un lato, e dall'altro lato il gruppo criminale dei talebani, i principali violatori dei diritti umani e oltre 20 altri gruppi terroristici. Purtroppo, negli ultimi tre anni, alcuni Paesi hanno chiuso gli occhi su milioni di persone e, intenzionalmente o meno, hanno sostenuto i talebani contribuendo a rafforzare le basi dell'ingiustizia nel nostro Paese. Purtroppo, questo comportamento ha deluso il nostro popolo e consideriamo questo atteggiamento ingiusto.

Cosa è andato storto?

Beh, abbiamo commesso molti errori. Tuttavia, questi errori possono essere suddivisi in due categorie principali: gli errori e le responsabilità commessi dal governo afghano e le conseguenze delle decisioni imposte dalle politiche errate e irresponsabili dell'Occidente. In primo luogo, c'era una grave debolezza nelle strutture governative e di gestione in Afghanistan, una mancanza di strategia e di pianificazione adeguata per stabilizzare la pace e un equilibrio duraturo e inoltre un trattamento inadeguato e una mancanza di attenzione verso i bisogni fondamentali del popolo afghano, che ha portato all'isolamento del governo e, alla fine, alla distanza tra il governo e il popolo. In secondo luogo, l'Occidente ha negoziato unilateralmente con il gruppo talebano. Le più importanti parti in gioco - ovvero il governo afghano e il nostro popolo - non hanno avuto alcun ruolo nelle decisioni riguardanti il loro destino. Diverse tornate di negoziati a Doha, in Qatar, sono state condotte a porte chiuse e senza la reale e significativa partecipazione del governo e del popolo afghano. Alla fine, è stato raggiunto un accordo tra l'Occidente, guidato dagli Stati Uniti, e i talebani che ha portato a un ritiro irresponsabile dell'Occidente dall'Afghanistan e al ritorno al potere dei talebani. Sfortunatamente, gli impegni e gli scenari successivi a questo accordo non sono stati calcolati correttamente e ora, dopo tre anni, ci troviamo in una situazione peggiore di quella che avremmo dovuto affrontare. Purtroppo, il prezzo di tutti questi errori è stato pagato solo dal popolo afghano, dalle donne e dalle ragazze di questo Paese.

I talebani hanno riconquistato il Paese senza combattere. Perché, secondo lei?

I talebani non hanno preso il potere attraverso la forza militare e la guerra, poiché non avevano la capacità di farlo; invece, il potere è stato consegnato ai talebani a causa di fattori interni e del sostegno esterno. Alcuni gruppi all'interno del governo di Ghani, per motivi particolari, erano ottimisti riguardo al ritorno dei talebani e anche le politiche mal valutate di alcuni Paesi regionali e globali hanno contribuito a riportare i talebani al potere e al controllo dell'Afghanistan. Speriamo che, dopo tre anni, tutte le parti coinvolte abbiano riconosciuto questo errore strategico. I talebani non solo non hanno avuto pietà per milioni di persone in Afghanistan, ma sono diventati anche una grande base per i terroristi e una bomba a orologeria che, se non affrontata seriamente, potrebbe presto causare una grande catastrofe nella regione e nel mondo.

La tomba di suo padre è stata distrutta. Cosa resta della resistenza di suo padre?

La distruzione della tomba del martire Ahmad Shah Massoud, eroe nazionale dell'Afghanistan, da parte del gruppo talebano dimostra la loro paura e odio verso i valori e il concetto di resistenza, poiché sanno che il concetto di “resistenza” porterà alla loro distruzione. La resistenza e la determinazione di mio padre, Ahmad Shah Massoud, contro ogni aggressione rimangono il simbolo di libertà e indipendenza nella storia dell'Afghanistan. I principi e gli ideali per cui ha lottato per la libertà, la giustizia e i diritti umani sono diventati fonte di ispirazione per la nostra generazione attuale di combattenti. Lo spirito della resistenza e i suoi ideali vivono nei cuori del popolo afghano. Continuiamo il suo cammino e, come ha detto quell'eroe, “che io sia presente o meno, questa resistenza continua”, Continuiamo a lottare per la libertà e l'indipendenza del nostro Paese.

massoud afghanistan

Qual è il tuo desiderio per il popolo afghano?

La libertà è il più grande dono che l'umanità possa avere e, purtroppo, il nostro popolo ne è privo. Auguro che il popolo afghano possa liberarsi da tutta questa ingiustizia e oppressione e che il nostro Paese raggiunga la libertà e l'indipendenza. In definitiva, il mio sogno è un Afghanistan libero, indipendente e democratico dove tutte le persone, indipendentemente dalla loro etnia o religione, possano vivere con pari opportunità per tutti e sotto l'ombra della pace e della giustizia. Questo è ciò per cui lottiamo.

Cosa può fare l'Italia, che ha visto la morte di 53 dei suoi cittadini in Afghanistan, per il vostro Paese?

Il popolo afghano è stato lasciato solo nella lotta contro il terrorismo internazionale. Tre anni fa, le politiche internazionali nei confronti dell'Afghanistan si trovavano a un bivio: molti Paesi hanno voltato le spalle al popolo afghano e hanno scelto i talebani come alleati strategici. I talebani sono i principali responsabili della morte di questi 53 cittadini italiani e di migliaia di stranieri in Afghanistan. Questo gruppo non può mai stabilire un legame con i principi umani e i diritti umani. Pertanto, chiediamo al governo italiano e agli altri governi di scegliere il popolo afghano piuttosto che i talebani e di sostenere oggi gli afghani che combattono e difendono i propri diritti umani e fondamentali contro questo gruppo. Il nostro popolo lotta da solo per la libertà, la giustizia e un sistema democratico in Afghanistan e rimane in prima linea nella lotta contro il terrorismo internazionale. Ora che la natura terroristica dei talebani e dei loro alleati è più chiara che mai, cosa vi trattiene dal sostenere il popolo afghano?

L'Occidente ha sottovalutato l’Isis e Al Qaeda in Afghanistan?

È chiaro che con il dominio talebano in Afghanistan, i gruppi estremisti come l’Isis, Al Qaeda e decine di altri gruppi terroristici hanno trovato un rifugio sicuro e una base adeguata per le loro attività. Recentemente, il nuovo leader di Al Qaeda ha invitato tutte le sue forze a viaggiare in Afghanistan da tutto il mondo per formarsi e addestrarsi. Certamente, l'aumento del potere di questi gruppi rappresenta una grave minaccia per il popolo afghano, per la sicurezza regionale e globale. Tuttavia, sfortunatamente, questi pericoli sono ancora sottovalutati e non sono state adottate azioni concrete da parte dei paesi per affrontarli. Il mondo deve prendere sul serio queste minacce e adottare misure efficaci per prevenire l'espansione del terrorismo in Afghanistan, altrimenti presto ne vedremo le conseguenze negative.

Se chiude gli occhi, come immagina l'Afghanistan?

Noi combattiamo contro il gruppo terroristico dei talebani per garantire libertà, indipendenza, giustizia e un sistema democratico e giusto in cui tutti possano vivere in pace e armonia. La nostra visione si basa principalmente sul percorso per cui stiamo lottando. Quando chiudo gli occhi, immagino un Afghanistan in cui le persone vivono in sicurezza, senza paura di guerra e violenza. Un Paese in cui la giustizia, la libertà e i diritti umani sono rispettati. Un Afghanistan in cui tutti i gruppi etnici e religiosi lavorano insieme per costruire un futuro migliore.

Immagino un Afghanistan che, dopo essere sorto dalle ceneri della guerra, cammina verso lo sviluppo e il progresso, diventando di nuovo una nazione unita e potente. Questa è l'immagine che ci ispira e ci dà forza nella nostra lotta e resistenza.

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