Proclami, minacce e bugie. Così Hamas avverte Roma col megafono dei Piccardo: "State dalla parte giusta..."

L’ex candidato di sinistra e capo delle moschee milanesi dà voce al "ministro" di Gaza che sfida: "Se non otterremo i diritti fondamentali nessuno può godere di sicurezza e stabilità"

Proclami, minacce e bugie. Così Hamas avverte Roma col megafono dei Piccardo: "State dalla parte giusta..."
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Bufale, proclami e minacce, direttamente da Gaza. I Piccardo fanno da megafono a quella che chiamano «resistenza» palestinese («non è terrorismo» è la tesi).
Il padre, Hamza, fra i fondatori dell’Ucoii, pubblica appelli sui social. Intanto il figlio Davide, ex capo delle moschee milanesi, già candidato con la sinistra a Milano nel 2011, conduce una surreale «intervista» a un esponente di Hamas, un ex ministro, Basem Naim (foto) e il lungo collegamento diventa un comizio, infarcito di bugie sullo Stato ebraico (clamorosa quella sul tentativo degli israeliani di convertire in tempio ebraico la moschea di Al Aqsa) e si conclude con un avvertimento neanche tanto velato: «Se i palestinesi non ottengono i loro diritti fondamentali e politici nessuno nella regione e forse anche al di fuori, può godere di sicurezza e stabilità».

Sono in campo come non mai, i Piccardo. Hamza ha avuto un ruolo istituzionale, oltre che religioso: è stato presidente dell’Unione delle Comunità islamiche e portavoce dell’European muslim network. Ai microfoni di Quarta Repubblica, il programma in onda su Rete 4 e condotto da Nicola Porro, in un’intervista nell’ambito di un reportage sulle comunità islamiche, qualche settimana fa disse: «È una questione di forza, dal momento che le comunità saranno potenti e numericamente forti otterranno ciò che vogliono. È questione di tempo».

Ora inneggia apertamente ad Hamas: ha condiviso lo slogan «Intifada fino alla vittoria» e parlando dei cortei ha avvisato: «Questo non è ancora niente». Tre giorni fa in un video ha scandito: «Mai come in come questo momento ci siamo trovati coinvolti in uno scontro durissimo tra la giustizia e l’ingiustizia, tra un popolo e un esercito di assassini. Ebbene, l’unità di tutti i musulmani è fondamentale».«La nostra preghiera e il nostro aiuto ha spiegato - non può non andare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle di Gaza e alle loro organizzazioni combattenti». E una preghiera l’ha pubblicata. «O Allah - si legge - ti chiediamo di trattenerli per il collo e cerchiamo rifugio in te dal loro male».

Nel frattempo Piccardo jr ha annunciato l’«intervista esclusiva» a Basem Naim. In 47 minuti, le poche brevi domande prescindono quasi del tutto dai massacri del 7 ottobre. Chiede solo «sulla base di quali valutazioni politiche avete deciso di iniziare l’offensiva?» e l’esponente di Hamas spiega che sono scelte «operative» («certo lo capisco» concede l’intervistatore) poi inanella una serie di bugie tese ad avvalorare la narrazione di uno Stato occupante che sadicamente uccide e umilia tanto da scatenare una «difesa» spontanea e tutta palestinese: «Tutti i complessi attaccati sono militari» dice, negando l’evidenza. Infine la domanda sull’Italia «allineata al governo israeliano».

Naim parla di «supporto a crimini e atrocità» e «consiglia»: «State dalla parte giusta».

«Supportare questo tipo di terrorismo, fascismo e razzismo in Israele - avverte - e trasformare questo conflitto da politico con i palestinesi e limitato a quest’area geografica, in un conflitto religioso fra ebrei e musulmani a proposito di luoghi sacri contesi e ritorno dopo 3mila anni, significa aprire il conflitto su una portata molto ampia, tale da coinvolgere nello stesso conflitto due miliardi di musulmani».

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