Sorpresa, violenza e alleanze: perché Hamas ha attaccato Israele

L'assalto a Israele certifica le fragilità dello Stato ebraico, ma mette in luce anche le capacità delle organizzazioni nemiche. E il precedente ora può preoccupare gli apparati di sicurezza

Sorpresa, violenza e alleanze: perché Hamas ha attaccato Israele
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L'assalto a Israele compiuto da Hamas rappresenta un unicum nella storia recente dello Stato ebraico. Per estensione, capacità di penetrazione da parte delle forze di Hamas, modalità di esecuzione e per la violenza messa in atto, l'attacco di questa notte - secondo i media israeliani - è di fatto un nuovo precedente.

Per Israele si tratta di un enorme problema esploso in un momento di grande fragilità politica. L'assalto di Hamas ha ricevuto l'immediata reazione delle Israel defense forces attraverso il bombardamento di Gaza e delle postazioni dell'organizzazione terroristica palestinese. Tuttavia, l'impressione scaturita con l'attacco da parte della formazione estremista ha mostrato diversi talloni d'Achille della difesa israeliana.

Inquietante buco nell'intelligence

Il primo di questi "talloni" è stato certamente quello di un buco nell'intelligence. Da diversi mesi la tensione era latente e c'erano stati diversi e violenti scontri, anche con morti, specialmente nei campi profughi palestinesi. Tuttavia, nessuno aveva lanciato allarmi su una possibile operazione militare da parte di Hamas, tantomeno di questa portata. Questo ovviamente no può ripercuotersi sulle agenzie di sicurezza che si occupano dello spionaggio e del controspionaggio e che ora dovranno certamente rendere conto, sia a livello governativo che politico di questa falla nel circuito di controllo dei confini di Israele.

Una falla ancora più inquietante alla luce dell'anniversario dei 50 anni della guerra dello Yom Kippur: data che avrebbe dovuto far pensare a una dimostrazione di forza da parte delle organizzazioni estremiste.

Hamas mostra diverse capacità

Una seconda debolezza è stata certificata dalle capacità di Hamas di penetrare in territorio israeliano con mezzi molto più sofisticati di quanto si potesse credere. Rispetto ai precedenti attacchi che hanno poi portato a guerre più o meno brevi tra Israele e formazioni palestinesi, l'assalto di questa notte e delle prime ore dell'alba è stato condotto via terra, via aria, addirittura via mare (secondo le Idf) e con un massiccio lancio di razzi (circa cinquemila). Di fatto non si tratta della consueta pioggia di razzi che ha sempre visto la risposta di Iron Dome, la cupola di ferro che neutralizza gli ordigni provenienti da oltreconfine, ma di un attacco multiplo che ha visto anche la presa di possesso di avamposti e villaggi, fino all'uso di unità speciali che hanno impiegato anche dei piccoli alianti.

Il pericolo di un coordinamento tra milizie

Tutto questo, al netto delle grandi questioni politiche e strategiche che ci sono dietro (dai rapporti globali al processo di normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita fino allo scontro con l'Iran), segnala inoltre il grande tema di come questo assalto possa rappresentare un grande precedente anche per altre formazioni nemiche dello Stato ebraico. Oltre ad Hamas, infatti, non va sottovalutato come in questo momento nei territori palestinesi abbia un ruolo incisivo anche la Jihad islamica, ritenuta una delle leve di Teheran per premere su Israele. Inoltre, al nord del Paese, resta il grande punto interrogativo di Hezbollah, il partito-milizia sciita libanese legato a doppio filo all'Iran. Negli scorsi mesi, l'escalation di tensione nel sud del Libano aveva fatto temere l'esplosione di un conflitto che si è poi chiuso nel giro di poche ore. Tuttavia, la dimostrazione di forza di Hamas potrebbe anche indurre le altre due fazioni a studiare questo assalto e a capire le possibilità di premere su Israele in un secondo momento.

Il punto interrogativo libanese

Non è un mistero, del resto, che la fazioni, per quanto rivali, dialoghino da diverso tempo. Basti ricordare che pochi mesi fa, quando si è acceso lo scontro a sud del Libano con lanci di razzi contro il territorio israeliano, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, si trovava a Beirut per incontrare Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah. Molti analisti si sono concentrati proprio sulla capacità di coordinamento tra Hamas, Hezbollah, Jihad Islamica e frange dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, i cosiddetti Pasdaran. Come riportato dal think tank Carnegie, "il coordinamento tra Hezbollah e Hamas si è rafforzato dal 2017, quando Yahya al-Sinwar, il fondatore dell’apparato di sicurezza del movimento, ha sostituito Khaled Meshaal dopo anni di sostegno di Hamas alle rivoluzioni della Primavera Araba, in particolare in Siria". Oggi il Libano è considerato un'altra centrale operativa di Hamas e sono molte le prove di un pieno coordinamento di queste organizzazioni nonostante le grandi diversità che le caratterizzano.

Per Israele, si tratta di una sfida quindi ancora più complessa, dal momento che queste leadership sono allo stesso tempo fragili e potenti, ma soprattutto in grado di colpire Israele quanto capaci di creare un pericoloso vuoto di potere un ulteriore abisso in caso di loro scomparsa.

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