Patrizia Rappazzo
Omaggio al grande Ugo Tognazzi, a quindici anni dalla sua scomparsa con la rassegna «Ugo, nessuno, centomila» organizzata dalla Fondazione Cineteca italiana in collaborazione con la Cineteca nazionale - Scuola nazionale di cinema. Allo Spazio Oberdan fino al 31 dicembre, «quindici film per quindici anni»: dai titoli dautore più emblematici sino al «Fischio al naso» (il '30 ore 15), sua seconda prova da regista. Regista anche di cinque film («Il mantenuto» (1961), «Il fischio al naso» (1967), «Sissignore» (1969), «Cattivi pensieri» (1976), «I viaggiatori della sera» (1979,) lattore cremonese è stato fra i capofila della «commedia allitaliana» e uno degli attori italiani più noti allestero. Centomila personaggi, nessuna maschera per un unico grande uomo con una rassegna che ricorda i suoi numerosi volti di attore versatile ed eclettico. Ugo Tognazzi nasce a Cremona nel 1922. Dopo aver lavorato da ragazzo in una fabbrica di salumi, nel '44 vince un concorso per dilettanti che gli apre le porte della rivista e dell'avanspettacolo in cui ottiene subito un certo riscontro in coppia con Raimondo Vianello. Esordisce al cinema accanto a Walter Chiari ne «I cadetti di Guascogna» (1950) di Mario Mattoli. La svolta giunge nel 1961 con la superba interpretazione - in cui si autodirige - ne «Il mantenuto», mentre Luciano Salce gli offre il bel ruolo del fascista Arcovazzi ne «Il federale». Negli anni seguenti avrà modo di dimostrare la propria bravura interpretando i più svariati tipi umani, dal maturo ingegnere che si perde dietro la ragazzina de «La voglia matta» (1962, ancora firmato da Salce), allo sventurato protagonista de «Lape regina», 1963 (il 17 ore 17 e il 24 ore 21.30), il film con cui ha inizio il suo straordinario sodalizio con Marco Ferreri; dalle grottesche caratterizzazioni de «I mostri» (1963) di Dino Risi, allimpietoso ritratto di borghese intontito dallamore, nellamaro «La bambolona» (1968) di Franco Giraldi. La sua capacità di entrare in ruoli e personaggi diversissimi tra loro gli ha permesso di seguire un percorso professionale che ha attraversato differenti generi cinematografici sotto la direzione dai più grandi registi del cinema italiano. Così lo ritroviamo protagonista meschino e grottesco nel cinema di Marco Ferreri (La donna scimmia (stasera ore 21.30 e il 28 ore 15); ironico e irriverente, che colpisce nel segno con toni crudeli e impietosi «Il magnifico cornuto» (21 dicembre ore 19); sarcastico, amaro e ironico «Il federale» (il 14 ore 18.30); «Io la conoscevo bene» (il 21 ore 21.30 e il 30 ore 19.15); limbonitore da fiera del superbo «La donna scimmia», 1964, o il sessuomane dellaspro «Venga a prendere il caffè... da noi», 1970, di Alberto Lattuada ); acre e drammatico in storie tragiche, personalissime e sociali, («In nome del popolo italiano»(il 31 ore 15); «La vita agra» (il 14 ore 20.
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