Torna "rinforzato" il Rossini Opera Festival: ben trenta spettacoli e quattro produzioni

Il sovrintendente Ernesto Palacio ci racconta la stagione

Torna "rinforzato" il Rossini Opera Festival: ben trenta spettacoli e quattro produzioni
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Sarà perchè l'ha cantanto per anni nei maggiori teatri del mondo, ma Ernesto Palacio (nella foto), ieri celebre tenore oggi sovrintendente del prestigioso Rossini Opera Festival, sa bene cosa significa il nome di Rossini nel mondo. «Specialmente quest'anno, che Pesaro è capitale italiana della cultura- considera- Una responsabilità in più per il festival, che ha certo contribuito a questa nomina e che quindi ne condivide oneri e onori».

Una produzione in più rispetto alle abituali tre, e 30 spettacoli invece di 23, in 17 giorni invece di 14, le cifre che adeguano il ROF, la piccola Salisburgo d'Italia, alla sua fama internazionale. «Con la differenza che Salisburgo ha tradito Mozart sorride Palacio- perché esegue anche altri autori. Mentre per noi esiste solo Rossini». Secondo una formula unica al mondo - l'edizione critica, cioè originale, di tutte le opere del Pesarese, abbinata alla loro realizzazione scenica - il ROF ha oggi un compito in più: «Le 39 opere di Rossini le abbiamo date tutte; ora dobbiamo farle conoscere ancora meglio, soprattutto quelle serie, perché nonostante la sua renaissance favorita dal ROF in tutto il mondo, questo autore rimane ancora sottostimato». Bianca e Falliero, Equivoco stravagante, Ermione e Barbiere più un Viaggio a Reims in concerto (per i quarant'anni della storica edizione Abbado-Ronconi) i titoli della 45esima edizione, in scena fino al 23 agosto. Con uno stile mutato. «All'inizio c'era il gusto della scoperta, esaltato da star come la Horne o la Caballè, forse anche troppo pirotecniche nel loro virtuosismo. Oggi le star si chiamano Florez, Kunde, Barcellona; ugualmente virtuosistiche ma con maggior aderenza al dettato originale».

Da sempre determinanti, per il successo della rassegna, i registi. «Noi siamo stati fra i primi, grazie a nomi come Ronconi o Vick, a favorire interpretazioni più libere, ma coltivando anche la tradizione. Di solito le regie innovative soddisfano la critica ma scontentano il pubblico. Quelle tradizionali il contrario. Ma il vero problema è trovare registi all'altezza». Prevedibile trionfatore in campo musicale sarà, anche stavolta, Juan-Diego Florez.

Oltre che protagonista dell'Ermione, oggi il tenore superstar è direttore artistico di quel festival che, da Pesaro, lo lanciò nel firmamento mondiale. «La sua qualità principale? si chiede Palacio, che lo conosce essendo stato, fino al 2016, suo agente- La capacità di autocritica. Juan Diego si registra ad ogni prova, si riascolta, non è mai soddisfatto».

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