La Germania accelera sul rinnovabile ma torna lo spettro del carbone

In un mondo che si avvia alla transizione energetica, le tensioni geopolitiche e il recente conflitto Russia-Ucraina potrebbero allungare i tempi per passare alle fonti rinnovabile con il carbone ancora protagonista

La Germania accelera sul rinnovabile ma torna lo spettro del carbone

Il conflitto tra Russia e Ucraina appena all'inizio fa scattare il campanello d'allarme della Germania che vuole accelerare la crescita dei suoi progetti di energia eolica e solare sottolineando la necessità per l'Europa di ridurre la dipendenza dal gas russo. Non sarà così facile, però, perché lo "spettro" del carbone rimane in agguato e nuovamente d'attualità. Il governo tedesco, comunque, dovrebbe uscire dall'energia nucleare quest'anno e da quella a carbone entro il 2030.

Obiettivi per il 2035

Il ministro dell'Economia tedesco, Robert Habeck, intende accelerare l'approvazione della legge sulle fonti di energia rinnovabile (Eeg) in parlamento in modo che possa entrare in vigore entro il 1° luglio 2022 affermando che una più rapida espansione delle energie rinnovabili è la chiave per ridurre la dipendenza dei tedeschi dai combustibili fossili russi. In questo modo, la Germania riuscirebbe a eliminare i tagli ai sussidi per i nuovi pannelli solari sui tetti nel 2022 aumentando le offerte 20 gigawatt entro il 2028 dai circa cinque gigawatt attuali e mantenendoli a quel livello fino al 2035. Negli obiettivi del governo figurano anche i volumi di gara per l'energia eolica onshore a 10 gigawatt all'anno entro il 2027 rispetto ai due gigawatt attuali.

"Questi passaggi aiuterebbero le fonti rinnovabili a rappresentare l'80% del fabbisogno elettrico della Germania entro il 2030 e tutte entro il 2035", ha affermato il ministro, rispetto a un precedente obiettivo di abbandonare i combustibili fossili "ben prima del 2040" come riportato da Euronews. Per promuovere l'energia eolica offshore, invece, la Germania consentirebbe un nuovo tipo di contratto che consente agli operatori di realizzare profitti aggiuntivi se i prezzi dell'elettricità rimarranno elevati.

Lo "spettro" carbone

Lo scenario del conflitto tra Russia e Ucraina, però, potrebbe cambiare del tutto le carte in tavola: alcuni politici hanno chiesto alla Germania di riconsiderare la fine dell'energia nucleare alla luce dell'invasione russa ma un portavoce del governo ha affermato che Berlino non ha preso nessuna decisione in merito. I buoni propositi, però, si sono già mandati a far benedire: a causa delle tensioni geopolitiche, degli investimenti in calo, della transizione green che sta cambiando l'offerta con la domanda che rimane, però, uguale, la fonte energetica che ne sta uscendo vittoriosa è quella più inquinante. Come scrive l'Agi, negli ultimi tre mesi del 2021 le fonti di energia convenzionali hanno prodotto ben più della metà dell'elettricità prodotta in Germania (il 56,9%). In Francia, invece, il governo ha già aumentato la quota di energia prodotta dal carbone per mettere una pezza alla manutenzione di gran parte delle centrali nucleari del Paese.

Le conseguenze del conflitto in Ucraina

Per venire alla più stretta attualità legata alla guerra tra russi e ucraini, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante le comunicazioni in Aula al Senato sugli sviluppi del conflitto, ha chiarito che fra le misure per far fronte ad eventuali problemi di approvvigionamento di gas sono al vaglio "eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevedrebbero comunque l'apertura di nuovi impianti". Non si aprono centrali ma aumenta la produzione di uno degli elementi più inquinanti che ci siano. A Draghi fa eco il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani. "Noi gestiamo i flussi. Tipicamente, il carbone cerchiamo di tenerlo al minimo, se c'è un'emergenza si può dire per questo periodo spingo di più" sul carbone. Ma, "attenzione: non c'è alcuna deroga ai limiti ambientali", ha evidenziato.

Anche Confindustria ha alzato la voce sulla questione: la guerra in Ucraina è una tragedia umanitaria, economica e sociale che sta cambiando lo scenario, "perché ha evidenziato la nostra grande debolezza strategica sulle fonti di alimentazione dell'energia. È evidente la nostra fragilità dal punto di visto energetico, ma questo non deve indurci nella tentazione di abbandonare la transizione ecologica ma anzi, deve essere uno stimolo ad accelerarne il percorso", ha affermato Maurizio Marchesini, Vice Presidente di Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese.

La riattivazione del carbone deve essere fatta in maniera provvisoria e, nel frattempo, le imprese private "dovranno investire fino a mille miliardi". La transizione ecologica produrrà davvero risultati solo se sarà sostenibile anche dal punto di vista economico e sociale, conclude Marchesini.

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