Trattenete il respiro, c'è la grande depressione

"Hold Your Breath" porta il pubblico in un'epoca di disperazione dove tutto diventava polvere

Trattenete il respiro, c'è la grande depressione
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Fra il 1931 e il '39 le grandi praterie americane furono colpite da un evento atmosferico che prese il nome di Dust Bowl, conca di polvere. Tecnice agricole inappropriate finirono per distruggere il manto erboso. Nuvole nere di polvere soffiavano verso est, le fattorie delle Grandi Pianure si svuotarono nella migrazione mirabilmente raccontata nel capolavoro di John Steinbeck, Furore.

Ora lo stesso periodo e lo stesso fenomeno atmosferico sono raccontati in Hold Your Breath, film a metà fra l'horror psicologico e il dramma storico, disponibile su Disney +, interpretato da Sarah Paulson e Annaleigh Ashford e diretto da Will Joines e Karrie Crouse. «Questo film fa paura ma ha umanità e cuore», dice Annaleigh Asford che interpreta Esther, una donna che come la cugina Margaret affronta il lutto più difficile, per la morte di un figlio. «I miei nonni, vengono da quei luoghi e da quell'era e loro stessi dovettero affrontare quell'emergenza climatica. Ho vissuto, attraverso i loro racconti, quel trauma e tutta la loro vita subì uno stravolgimento. Perdere la fattoria non significava solo perdere la loro fonte di sostentamento, era anche perdere la comunità di cui facevano parte. Anche loro vissero un horror. Hold your Breath è anche il racconto dei pesi che erano sulle spalle delle donne, che dovevano subire perdite e traumi tremendi ma dovevano farlo in silenzio. Pena essere considerate mentalmente fragili e pericolose: Bastava un esaurimento nervoso, la normale depressione per un lutto subito e i bambini di venivano tolti - racconta ancora Annaleigh Ashford - e questo naturalmente aggravava il problema anziché risolverlo».

Sarah Paulson è anche la produttrice esecutiva del film ed interpreta Margareth, una donna affranta dal lutto e dalle preoccupazioni per cercare di tenere in vita le due figlie, Rose e Ollie e di proteggerle da un misterioso viandante (Ebon Moss-Bachrach).

La Paulson ha paragonato il film a una tragedia shakespeariana: «Perché tutto quello che di tragico succede non succede davanti alla cinepresa e l'immaginazione spesso gioca scherzi che sono ben peggiori della realtà». Trattieni il respiro è la traduzione in italiano del titolo. Una situazione costante in un mondo sopraffatto dalla polvere.

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