La giustizia italiana vicina alla paralisi, è minata da tre diverse malattie, tutte gravi e tutte difficilmente curabili. Soffre delle disfunzioni e degli acciacchi che affliggono l'amministrazione pubblica. È insidiata dalla politicizzazione che si traduce in disunione e in scarsa credibilità dei magistrati. Porta il senso sempre meno sopportabile, con il mutare della società, dell'antico accademismo, di un formalismo lento, puntiglioso e, per l'uomo della strada, incomprensibile... Le correnti della magistratura tendono a diventare il riverbero settoriale di ben individuabili partiti. Le polemiche che corrono tra l'una e l'altra corrente sono, ancora più aspre di quelle che che si sviluppano in Parlamento. I magistrati più esposti e più impegnati agiscono con la claque, o con i fischi. Vi sono magistrati che non esitano ad associarsi alle tesi degli extraparlamentari dimostrando una strana disinvoltura nell'essere ribelli allo Stato e stipendiati dallo Stato. È certo che il conformismo opaco di taluni anziani giudici appariva sordo alla voce dei tempi nuovi, ma è altrettanto certo che talune sentenze dei tanto osannati pretori d'assalto - e ve ne sono di assai degni, intendiamoci - hanno il tono di manifesti rivoluzionari, più che di apprezzamenti imparziali.
Il cittadino che sia coinvolto in un giudizio con addentellati politici o parapolitici - e il loro numero si è oggi ingigantito, perché questo sottofondo è rintracciabile anche nella vasta casistica dei rapporti sociali - ha il legittimo sospetto che avrà ragione o torto secondo che il suo pretore sia d'assalto o di retrovia...Mario Cervi - 25 giugno 1974
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