da Roma
«Da noi si dice: piuttosto che niente, è meglio... piuttosto» butta giù scherzando Giulio Tremonti a conclusione dei lavori dellEcofin a Lussemburgo. Il ministro dellEconomia avrebbe preferito il fondo comune europeo, anzi il fondone come lo chiama, per far fronte allo tsunami che investe le banche del continente. «Ma conoscendo lEuropa... - aggiunge con un pizzico di sarcasmo - credo sia il massimo si potesse ottenere».
Via libera dunque, anche dallItalia, agli aiuti di Stato per le ciambelle di salvataggio contro laffogamento derivato dai mutui subprime, come ha preteso Berlino, ma dopo valutazione delle autorità di Bruxelles. «Diciamo che se fino a ieri il discorso era il tana libera tutti, con ogni Stato che andava per conto suo, questa mattina si sono serrati i ranghi e lEuropa cè...» chiosa ancora Tremonti. Per il quale comunque, lipotesi di interventi straordinari a ventisette non è che si possa dire cancellata del tutto. «Non esistono soluzioni nazionali allattuale crisi dei mercati. Il sistema o è sistema o non regge», nota compunto.
E complice i nuovi allarmi lanciati dal Fmi, il ministro dellEconomia fa presente che si potrebbe arrivare a dover rivedere quel minimo di unità fatto del cambiamento degli articoli 87, 88 e 89 del trattato di Roma (la possibilità appunto degli aiuti di Stato dopo analisi della Commissione), con un più significativo ed autorevole piano B. Se le misure prese non si rivelassero efficaci - spiega infatti - «non resta che il fondone... anche se per andare a letto bisogna essere in due!».
Lipotesi dellazione comune, per il ministro dellEconomia restava senzaltro la cosa migliore da fare. Non «un pentolone unico» che la Merkel ha scartato per il timore di dover finanziare sconquassi britannici o francesi, ma «una regola comune per avere in ogni Paese lo stesso sistema, alimentato da una quota del Pil nazionale». Non ha trovato ascolto, questa ipotesi fatta germogliare dagli olandesi e alla quale non solo Roma, secondo il titolare di via XX Settembre, ma anche Parigi e forse pure Londra guardavano con un certo interesse. I tedeschi hanno imposto lo stop. Tremonti comunque guarda alle decisioni assunte in Ecofin come a un bicchiere mezzo pieno: «Viste le condizioni della Ue - rileva - laccordo raggiunto era il massimo possibile...». A fronte dellognuno per sè e Dio per tutti che ha contraddistinto lEuropa davanti alle prime ondate di crisi, si passa ad una fase in cui saranno Barroso e i suoi commissari a vagliare le misure assunte dai vari Stati. Anzi, proprio dalla sede governativa europea verrà stilato a breve un manuale per far capire ai soci Ue cosa è possibile e giusto. «Non sarà uno schema eguale per tutti, e il fondone sarebbe stato meglio, ma è fuor di dubbio che ci sarà autorizzazione a tutti» per salvaguardare istituti bancari e assicurativi che si dovessero trovare con lacqua alla gola.
Non rinuncia insomma ad un pizzico di polemica, Tremonti, sulle misurine assunte dallEcofin. Mentre non ci pensa più di tanto a sparar bordate su «Veltroni e Bersanov» che il giorno precedente lo avevano accusato di aver cercato di introdurre anche da noi i mutui ipotecari nel 2003 e di non esserci riuscito solo grazie al fermo nyet dellopposizione. «Chi usa carte false dimostra di essere un comunista vero - la prima bordata - perché nel testo che ho firmato per il Dpef 2003-2007 quella ipotesi non cè e visto che avevamo una maggioranza bulgara, se avessimo voluto farlo, lavremmo fatto. Nè io sono mai stato un liberista selvaggio - la sua seconda salva a pallettoni - mentre ricordo memorabili lezioni di Prodi sulla globalizzazione con la casalinga di Voghera e il salame ungherese o i discorsi di chi, andato alla City in ginocchio, assicurava di esser stato legittimato dai mercati finanziari.
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