Trenta e lode in furbizia. Come laurearsi ingannando i prof

Tutti i trucchi in un libro: in aula sulla sedia a rotelle fingendosi paralitico e un sosia per l’esame più difficile

Trenta e lode in furbizia. Come laurearsi ingannando i prof
Cari studenti, non chiedetevi cosa può fare l’università per voi, ma cosa potete fare voi per l’università. Ad esempio «fregare» in grande stile i professori, riuscendo a strappare all’esame un «30 e lode senza studiare»: un sogno per tanti somari aspiranti «dott.» che da oggi possono contare su un prezioso «manuale», specchio di come non funzionano le cose nei nostri atenei.

Una guida per furbi che non si faranno scrupolo di fingersi disabili per impietosire il docente di turno. Ma attenzione, anche nel mondo dei pusillanimi per ottenere validi risultati bisogna organizzarsi bene; ed è qui che il libro 30 e lode senza studiare (Castelvecchi editore) di Lorenzo Ait tornerà utile indicando perfino la migliore sedia a rotelle in grado di commuovere anche una commissione di cerberi. Ma nel nuovo e unico libro di testo adottato dalla folta schiera degli «asini d’Italia» non c’è solo il trucco dello studente finto-paralitico.

Mettendo mano al portafoglio, infatti, potrete anche far sostenere l’esame a un vostro «sosia» (in realtà e sufficiente una vaga somiglianza, visto che la foto sul libretto universitario non la guarda nessuno); o puntare su una serie di frasi-chiave che predisporranno al meglio l’esaminatore nei vostri dell’esaminato. E lì dove non bastano le parole, le studentesse sanno bene che minigonne e décolleté possono fare miracoli. Secondo il «prof» Ait (laureato con 103 in Scienze della comunicazione alla Sapienza) i maschi devono invece puntare di più sull’astuzia che sull’avvenenza fisica. Magari ricorrendo allo stratagemma del «foglio caduto in corridoio». In cosa consiste? Mentre tutti sono impegnati nella prova scritta, lo studente impreparato esce comodamente dall’aula informandosi senza fretta sulle risposte esatte; dopo di che, terminata la prova, quando il professore sta andando via con la pila degli elaborati in mano, «tu gli chiedi se gli è caduto per terra proprio il foglio che gli esibisci».

Epilogo? «Lui, stanco e distratto, guarderà il foglio notando data e intestazione della sua materia. In quel preciso istante crederà d’averlo perso e ritrovato. E ti ringrazierà».

Ma il vero professionista è quello che riesce a sfruttare non solo le debolezze dei docenti, ma pure l’ingenuità dei suoi colleghi. Obiettivo: creare una squadra di lavoro in grado di farti fare un figurone, ritagliando per sé il ruolo più inutile e meno faticoso. Un consiglio? «Autocandidarsi a “responsabile del supporto audiovisivo”»: si tratta in pratica di procurarsi una manciata di foto e dischi, ma agli altri componenti del team di lavoro sembrerà che tutto ruoti attorno a voi.

Un «manuale per gli intelligenti che non vogliono applicarsi» che non può mancare nelle disadorne librerie di chi non riconosce più all’università alcun ruolo formativo. Il suggerimento dell'autore è quindi di «smettere di studiare per ore, quando è possibile superare gli esami senza aprire libro o aprendolo il minimo indispensabile».

Si avrà così «molto più tempo libero da dedicare alle cose davvero importanti della vita: vedere bei film, frequentare ambienti e persone stimolanti, viaggiare...». Non prima, però, di essersi impadroniti di «sofisticate tecniche di sabotaggio e manipolazione psicologica, per sopravvivere all'università».

Il titolo del libro ha dato anche origine a un blog dal programma chiaro e sintetico: «Amiamo la cultura e per questo odiamo la scuola ed il business dell'istruzione. Questo blog non combatte una battaglia ideologica: questo blog vuole danneggiare un sistema corrotto gestito da individui incompetenti. Vogliamo fare del male a chi ogni giorno svende a poco prezzo il nostro e il vostro futuro. Se avete idee per colpire più duro fatevi avanti: vi garantiamo il totale appoggio e l'anonimato». Auguri.
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