Trentin si fa largo fra moto, smog e polemiche

Vittoria al trentino che beffa Moser. Brambilla furioso con i mezzi del Giro che l'hanno rallentato

Trentin si fa largo fra moto, smog e polemiche

Pinerolo È nero. Non di rabbia, perché alla fine ha vinto un suo compagno di squadra, ma a causa dei gas di scarico delle moto. Gianluca Brambilla - ex maglia rosa - è nero di smog e qualcosa ha voglia di dirla. «Se sono contento di come sia andata a finire? Certo, felicissimo per Matteo Trentin, che ha vinto una bellissima tappa. Ma mi sarebbe piaciuto giocarmi fino alla fine le mie chance, invece lungo la discesa di Pramartino sono stato rallentato dalle moto». I cronisti attorno a lui lo incalzano: ci spieghi meglio. «Lungo la discesa siamo dovuti scendere sia io che Moreno (Moser, ndr) con i freni tirati spiega il vicentino che in discesa è un vero funambolo -. Il regulator (moto che precedono e regolano la corsa, ndr) mi ha bloccato e affumicato. Non ho potuto fare velocità rispetto a quelli che ci inseguivano. Non è la prima volta che la moto del regolatore decide il Giro d'Italia: vi ricordate cosa è successo sullo Stelvio di Quintana due anni fa?».

Alla fine Brambilla si ripulisce il volto e festeggia con Matteo Trentin una vittoria rocambolesca. Quando ormai sembra una faccenda tra Brambilla e Moser, ecco arrivare alle loro spalle il trentino vincitore di due tappe al Tour (2013 e 2014) e di una Parigi-Tour ad una media record. E a 300 metri dal traguardo li passa a doppia velocità. «Sono felicissimo di questa vittoria spiega Trentin -. È il risultato di un grandissimo gioco di squadra».

Siamo alle battute conclusive, siamo a titoli di coda: fuori i secondi, da oggi si contano i minuti. Si fa maledettamente sul serio. Ultimi due tapponi alpini, con vette da capoGiro: colle dell'Agnello (cima Coppi, la vetta più alta di questo Giro con i suoi 2.744 metri, ndr) e arrivo in quota a Risoul (1.862). Oggi si fa il Giro d'Italia o si muore.

O meglio, lo vince double K, l'olandese volante dal cognome impronunciabile che abbiamo per lo meno imparato a scrivere: Steven Kruijswijk. Per lui e per il suo Paese, sarebbe la prima volta. Jan Janssen il Tour, Jop Zoetemelk Vuelta e Tour. Mai un Giro. «Double K», corre per sé e per la storia.

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